I sindacati della scuola sembrano abbastanza compatti nel dare un giudizio complessivamente positivo alle parole dette ieri da Matteo Renzi, il nuovo presidente del Consiglio, al Senato per chiederne la fiducia.
Iniziamo la carrellata partendo dalle parole di Massimo di Menna della UilScuola: “Oggi abbiamo ascoltato parole condivisibili. Ci aspettiamo azioni concrete per il riconoscimento di una professione così importante e soluzioni ai problemi che vivono tutti coloro che con il loro impegno e il loro lavoro fanno funzionare ogni giorno la scuola pubblica”.
Non meno convinto della bontà delle dichiarazioni programmatiche di REnzi, la CislScuola con Francesco Scrima:
Apprezziamo molto le affermazioni del presidente del consiglio Renzi, che indicano la scuola come tema centrale, addirittura essenziale per definire la qualità di un’azione politica. Altrettanto apprezzabile l’intento di riconoscere più valore e dignità al lavoro dell’insegnante e di farne il protagonista dei processi di riforma, assegnando valenza strategica all’istruzione e all’educazione come “motore dello sviluppo”.
Parole belle e importanti, che ci attendiamo di veder tradotte, nell’azione di governo, in scelte coerenti e conseguenti.
Tuttavia, scrive Scrima, alle parole occorre anteporre i fatti, salvaguardando “le retribuzioni, eliminare la precarietà”. E poi aprire un ampio confronto sui temi “delicati e importanti come formazione, reclutamento, carriere, valutazione, merito siano affrontati in una prospettiva forte e credibile di investimento sulla scuola e sulla sua centralità”.
Per Domenico Pantaleo, della Flc-Cgil, alla priorità si accompagnino i finanziamenti “bisogna tornare ad investire su tutti i comparti della conoscenza e valorizzare il lavoro.
L’impoverimento drammatico degli ultimi anni di scuola, ricerca, università e alta formazione artistica e musicale ha accompagnato il declino economico e democratico del nostro Paese, indebolendo il sistema nazionale di istruzione, formazione e ricerca, accentuando il divario nord-sud. Il lavoro in tutti i comparti della conoscenza è peggiorato in termini di salario e di diritti.
Bisogna prioritariamente aumentare e riorganizzare il finanziamento pubblico alle istituzioni della conoscenza, prevedere un sistema di valutazione che deve essere rivolto al miglioramento del sistema e non a una finta meritocrazia, rinnovare i contratti nazionali in tutti i settori pubblici, rendere esigibile la contrattazione decentrata cancellando la legge Brunetta, superare la precarietà e approvare una legge nazionale sul diritto allo studio adeguatamente finanziata.
La conoscenza deve essere ritenuta un bene comune e non piegata alle logiche del mercato. Queste sono le priortà della FLC CGIL e adesso attendiamo i fatti”.
E quanto siano importanti i fatti lo sottolinea proprio oggi un comunicato della Confartigianato, per la quale: “Fatti due conti veloci, nel discorso programmatico del presidente Renzi ci sono, sul lato imprese e lavoro, 100 miliardi da trovare subito. Soltanto per pagare il debito residuo di Stato, Regioni ed enti locali verso le imprese nel 2014 vale almeno 70 miliardi. E una riduzione del cuneo fiscale a 2 cifre significa circa 34-35 miliardi, cioè il 10% dei 344 e rotti miliardi del cuneo in Italia in valore assoluto. Siccome il presidente Renzi intende giocare il suo jolly personale sulla velocità di passare dal dire al fare il nostro giudizio lo esprimeremo sui fatti a breve”.
E come non essere d’accordo con Confartigianato?