“Lasciate lo spezzone, rifiutate le cattedre con più di 18 ore, rifiutate di coprire buchi di organico o le assenze dei colleghi”: l’invito arriva dalla Flc che raccoglie la proposta che da diverso tempo proviene dal mondo del precariato.
“Gli stipendi dei docenti italiani – sostiene la Flc – sono tra i più bassi in Europa e in più la manovra d’estate li ha congelati per tre anni; si può perciò comprendere che di questi tempi un arrotondamento dello stipendio possa far comodo a molti insegnanti”.
“Ma se gli spezzoni vengono coperti dai docenti in organico – aggiunge il sindacato di Pantaleo – non viene nominato altro personale, si riduce quindi il fabbisogno complessivo di docenti, si rende ancora più instabile la posizione di molti precari”.
Nello stesso comunicato, il sindacato di Mimmo Pantaleo prende però le distanze da altre modalità di protesta che stanno prendendo piede in molte scuole, in accordo con le stesse RSU della Flc se non addirittura con il consenso di qualche segreteria provinciale.
Rispetto all’ampliamento delle cattedre – sostiene la Flc – le attività aggiuntive prestate da docenti e Ata in attuazione del Piano dell’offerta formativa sono tutt’altra cosa: “è il caso – chiarisce il sindacato – dei progetti, delle funzioni strumentali, degli incarichi specifici Ata, delle ore per la pratica sportiva, delle attività di recupero rivolte agli studenti con debiti formativi, delle uscite, dei viaggi di istruzione, dei campi scuola”. “Queste – spiega il sindacato di Pantaleo – sono prestazioni retribuite tramite il Fondo di istituto, materia oggetto di contrattazione con le RSU, e occasione anche di arricchimento professionale e di esercizio dell’autonomia delle scuole”.
D’altronde chiarisce ancora la Flc, nessuna protesta può essere condotta in modo da danneggiare gli alunni e le loro famiglie; anzi devono essere occasione per “rilanciare l’autonomia didattica e organizzativa oltre che la contrattazione nelle scuole”.
Basta effettuare una rapida ricerca in rete per rendersi conto che in effetti la proposta del blocco delle gite scolastiche si sta rapidamente diffondendo in tutta Italia, dal liceo Da Vinci di Treviso al liceo Fermi di Massa, fino al liceo Volta di Torino dove è preside l’ex assessore regionale alla cultura Gianni Oliva (PD) che ammette che “il blocco è uno degli strumenti attraverso i quali gli insegnanti possono far sentire il disagio profondo della scuola”.
La presa di posizione della Flc nazionale ha insomma un po’ il sapore del vecchio “contrordine, compagni” e nei prossimi giorni vedremo in che modo verrà recepita dalle realtà territoriali.
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