Valutare gli insegnanti, spiega Blanco, perché “ormai è sotto gli occhi di tutti che il concorso che dovrebbe garantire il loro reclutamento non funziona. Non è certo un caso, infatti, se il 99,9 per cento dei docenti che superano il concorso, al termine del primo anno di prova, entra in ruolo, senza che praticamente nessuno venga bocciato. Ciò significa che non c’è alcun tipo di selezione all’ingresso. Inoltre, chi diventa docente è destinato a rimanerlo a vita, senza mai poter ricevere alcun tipo di valutazione. Se veramente crediamo che l’educazione dei nostri figli sia una cosa importante, e lo è, dovremmo pensare anche alla valutazione dei docenti. Sono i buoni docenti, infatti, che contribuiscono a fare una buona scuola. Per questo motivo è importante valutarli, anche ricorrendo a forme di incentivazione di carattere retributivo o scatti di carriera per spingere a proseguire chi veramente è meritevole di farlo”.
Tuttavia, sul “come” affrontare la valutazione, Blanco sostiene che bisognerebbe introdurre nelle scuole “maggiore autonomia di gestione e finanziaria, consentendo alle scuole pubbliche sia di poter scegliere da sé i propri docenti sia come ripartire le spese rispetto ai finanziamenti ricevuti, che poi saranno valutati solo alla fine. Sarebbe già un bel passo in avanti se anche in Italia ci fosse un po’ meno centralismo da parte dello Stato e questo si limitasse a stabilire i criteri dell’abilitazione a livello nazionale, lasciando che un insegnante sia libero di inviare il suo curriculum alla scuola che più preferisce e questa sia a sua volta libera di scegliere da sé i docenti che vuole”.
Compito di valutare e scegliere i prof migliori, per l’esperto, è affidato al dirigente: “La qualità di un professore non può essere valutata esclusivamente in base a dei numeri, è un fatto molto più complesso. A maggior ragione lo è oggi che gli insegnanti si trovano di fronte a classi eterogenee, talvolta addirittura problematiche da gestire. L’emergenza educativa di cui si sente ancora parlare è reale e per nulla superata. Detto questo, però, non ci sarebbe alcun male se, per esempio, anche un professore, analogamente a quanto avviene con i medici, debba aggiornarsi ogni anno per poter insegnare, dovendo guadagnarsi crediti attraverso adeguati percorsi di formazione. Il mondo dell’insegnamento non può più limitarsi ad essere un grande sistema di welfare per collocare i docenti. Così non può più funzionare. In questo senso la figura del dirigente scolastico è fondamentale per valutare gli insegnanti e così condurre una scuola. Nessuno meglio di lui può farlo. I paesi del Nord Europa, in questo, sono all’avanguardia, mentre in Italia, troppo spesso, i dirigenti non hanno l’autorevolezza, o non vogliono prendersi la responsabilità, per farlo”.
Tuttavia, aggiungiamo noi, sarebbe opportuno specificare, nel corso di interviste tanto delicate, quali sono questi paesi del Nord Europa che adottano tali metodologie, visto che in Germania, per esempio, il preside è elettivo e metà delle sue funzioni li svolge in classe, come docente, e senza neanche pensare minimamente di valutare i suoi colleghi. Con ogni probabilità solo in Inghilterra il dirigente ha un certo potere, ma è soggetto al licenziamento in tronco se sbaglia, mentre non pare che i ragazzi delle scuole pubbliche d’oltre Manica siano così brillanti.
In Finlandia, che finora ha ottenuto i migliori risultati nelle rilevazioni Ocse-Pisa, è stato adottato il principio della “rendicontazione (“accountability”). Scuole e insegnanti devono rendere conto di quel che fanno e ottengono, sono responsabili dei soldi che spendono per l’istruzione e soprattutto dell’avvenire degli studenti. Non ci sono valutazioni esterne. Il solo esame nazionale è la maturità. I voti sono proibiti per legge nella scuola primaria. La scuola primaria è una “zona libera” da test. Le valutazioni degli insegnanti sono descrittive.
Il sistema finlandese funziona solo sulla base della fiducia reciproca tra insegnanti, studenti, famiglie e autorità. In mancanza della fiducia e del rispetto tutto va a monte”.
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