Lasciate ogni speranza voi che entrate nel primo nel secondo nel terzo…

Ci siamo, sono i giorni della merla i più freddi come lo è il silenzio tombale circa le direttive di scaglionamento Pas. Il quale in origine sarebbe dovuto essere un modo, in extrema ratio, da applicare solo quando altri strumenti per la formazione online non fossero stati applicabile in base ai numerosi iscritti Pas. Invece, ci ritroviamo scaglionamenti relativi ad un numero esiguo di docenti.
I corsi Pas, pertanto, erano stati previsti all’inizio spendibili in un solo anno accademico. Ora, da cosa nasce questa necessità di scaglionare? Forse da un movente lucrativo considerando che il personale universitario, quali i ricercatori, potrebbero lavorare due o persino tre anni al posto di un solo anno? Quale senso può avere scaglionare un corso di 30 o 40 persone, quando già la normativa parla di accorpamento e l’equivalente Tfa si era svolto con 40 persone. Pertanto, non son state fornite direttive nazionali sullo scaglionamento ed ogni ateneo sta facendo come meglio crede per districarsi nel labirinto d’Arianna.
Così ci ritroviamo con la felicità di coloro che miracolosamente rientrano nel primo scaglione e l’angoscia di chi per il fato non sa quando si abiliterà. Forse per metterci nuovamente gli uni contro gli altri, come successe per il Tfa? Perché nessuna università sta fornendo indicazioni sul motivo dello scaglionamento? E perché il Miur continua nel suo totale silenzio ed indifferenza nei confronti del Pas? Abbiamo sentito che il dott. Rossi Doria rassicurava Letta che tutto procedeva per il meglio. Ma se è ciò il meglio, il peggio come sarà? Senza parlare dei tempi di attivazione, c’è da attendersi migrazioni bibliche da un ateneo all’altro? Che fine faranno queste graduatorie che hanno atteso quasi sei mesi per essere stilate? Mentre il Miur e il Ministro colloquiano con il Tfa (già abilitato) noi subiamo disprezzo da parte delle istituzioni, senza vedere uno straccio di futuro se non 2000 o 3000 euro che ormai sembrano pari ad una rapina a mano armata piuttosto che un doveroso pagamento per la nostra formazione.
Ed ecco come un’altra volta il proprio gestore di lavoro non sapendo come fare affida il destino di tanti precari nelle mani altrui. Siamo in quell’Italia in cui le regole ci sono, ma nessuno le rispetta ed ognuno scarica al proprio vicino i propri doveri. Lasciate ogni speranza voi ch’entrate…
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