La scuola di oggi è quella della Generazione Digitale (DG). È quella degli studenti nati negli anni 80, periodo in cui cominciano ad affermarsi i personal computer e le moderne tecnologie che partecipano fattivamente allo sviluppo del web.
La DG non conosce la penna a sfera, conosce invece la penna ottica o ancora meglio la “pen drive”. Scrive non più su fogli di carta ma sul desktop del PC, ma soprattutto eccelle nell’uso del cellulare, questo strumento di comunicazione del quale non se ne può più fare a meno. Attraverso il cellulare ed il PC, la Generazione Digitale trasmette emozioni, sentimenti, sensazioni forti, elementi questi che un tempo erano affidati ad un foglio di carta ed una penna a sfera. Ora tutto questo appartiene ad un passato “remoto” per la DG: ora si scrive e si comunica in modo veloce, immediato, tramite sms o per mail.
Per gli sms la Generazione Digitale usa un linguaggio cifrato, fatto di simboli, segni, abbreviazioni, tanto che gli adolescenti di oggi stanno dimenticando l’origine e il significato completo delle parole.
Amano non più le parole intere, ma la brevitas e la concinnitas, per dirla con Cicerone, una brevitas (non quella ciceroniana!) che però rasenta l’ignoranza. Se facciamo riferimento al cellulare la GD utilizza il metodo T9, un sistema incorporato che permette, attraverso un mini vocabolario interno di comporre la parola per intero: si tratta non di sviluppo di nuove abilità, affatto legate al nozionismo scolastico, ma alla fantasia, all’intuizione, alla creatività.
Negli ultimi tempi la tecnologia digitale ha fatto ulteriori progressi, con l’avvento dei social network: My Space, Twitter, Instagram e Facebook, un mondo virtuale non esente di pericoli, del quale dobbiamo prestare massima attenzione. Facebook ha sviluppato il “non dialogo”, o meglio il “dialogo assente”, fatto di parole che viaggiano nella rete a danno dei rapporti “fisicamente” umani. I social network stanno creando una generazione di “muti” che, però, parlano non vedendosi negli occhi, ma volando nel mondo “etereo” ed effimero della rete. Lo stesso riferimento si può fare con gli sms, anche loro “rei” di un linguaggio “muto” molto apprezzato dalla Generazione Digitale, la generazione del “non dialogo”.
L’assenza del dialogo e del contatto umano sta, tuttavia, rovinando la nostra generazione e per di più quella del futuro, avara di assaporare le cose belle ed autentiche, le esperienze che derivano dall’ascoltare, salutare e abbracciare l’altro fisicamente, piuttosto che “incontrarlo” nella ragnatela della rete. Torniamo, dunque, ad essere meno internauti e più “fisici”, nel senso di riabituare gli studenti ad instaurare contatti umani e non virtuali.
Mario Bocola
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