Un modo semplice per fare soldi l’aveva trovato un’assistente contabile di segreteria presso una scuola di Padova. Girava in pratica i soldi dell’istituto per cui lavorava sul suo conto corrente, pensando magari che nessuno se ne accorgesse e invece c’è rimasta fregata e ora parte del maltolto dovrà restituirlo dalla buonuscita, a parte le altre conseguenze penali.
Il malloppo sarebbe di 84.000 euro, sottratto in tre anni dai normali pagamenti scolastici e fatti finire sul suo conto corrente.
Si tratterebbe di somme destinate ai fornitori e invece, con marchingegni contabili, finivano, dall’ottobre del 2018, nella sua banca. Sono stati proprio i fornitori della scuola che, non vedendo saldati i loro crediti, si sono dati da fare, anche perché alle loro lamentele l’assistente contabile si giustificava dicendo che era tutta ‘colpa’ delle tempistiche e delle code di pagamento delle Pubbliche amministrazioni.
E così i finanzieri di Padova hanno iniziato a indagare dall’aprile del 2021 fino a quando nei giorni scorsi hanno notificato alla donna l’avviso di fine indagine, atto che di solito anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.
La donna in ogni caso, non solo andrà incontro a un processo per peculato, ma è stata pure licenziata dall’istituto, mentre l’accusa di cui deve rispondere è di essersi appropriata, con diversi bonifici a suo favore, di 84.000 di euro di denaro pubblico tra ottobre 2018 e l’aprile scorso.
Sembra pure che ad avviare l’indagine sia stata una denuncia presentata dal nuovo Direttore dei servizi amministrativi per ammanchi di cassa di parte dei soldi destinati alla didattica e alla sicurezza in tempi di pandemia.
Da quanto sarebbe finora emerso, le Fiamme gialle, confrontando la documentazione contabile e bancaria, hanno rilevato che l’assistente amministrativa, con funzioni di tesoriere e delega ad operare sui conti della scuola, già dall’ottobre 2018 avrebbe dirottato sul proprio conto corrente personale le somme destinate appunto ai fornitori dell’istituto e alla didattica.
Se per un verso i mandati cartacei di spesa riportavano nominativi e causali dei reali destinatari, per l’altro, manipolando i sistemi informatici, correggeva gli ordini di pagamento cosicché i soldi finivano nelle sue tasche.
Ora, a carico della tesoriera, l’Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato un procedimento disciplinare, nel quale è previsto pure il licenziamento senza preavviso. A conclusione dell’attività investigativa, accertato lo svuotamento dei conti, è stato apposto unvincolo cautelare di 23.000 euro sugli emolumenti che la donna avrebbe dovuto percepire a titolo di trattamento di fine servizio, attraverso l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari.
Ma non finisce qui. Sono in corso gli accertamenti per segnalare alla Corte dei conti l’ipotizzato danno erariale.
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