Stupisce l’assordante silenzio intorno alla recente circolare del MIUR che definisce le nuove tipologie di scrittura per la prima prova dell’Esame di Stato. L’unica voce di dissenso levatasi con forza e autorevolezza denuncia la soppressione del tema storico.
Ritengo siano molti altri i motivi di indignazione: in primis vorrei denunciare come, con tale frettoloso intervento, sia stato letteralmente calpestato il lavoro di (almeno) due anni svolto dagli alunni che quest’anno affronteranno l’esame e dei loro docenti di Italiano: improvvisamente spazzato via, con vaghe e poco convincenti giustificazioni, il saggio breve, su cui nel corso del triennio si sono proposte lezioni, esercitazioni, correzioni e verifiche (che, ricordiamolo, richiedono tempo, tanto tempo, e fatica); su cui, infine, si è speso altro tempo a far comprendere errate impostazioni, ad “aggiustare” il registro linguistico, orientando i ragazzi, un passo alla volta, a comprendere la natura e la forma di tale elaborazione.
Si trattava di una tipologia di scrittura complessa, che (anche in virtù dell’opportuno ridimensionamento del numero e dell’ampiezza dei documenti proposti nelle prove degli ultimi anni) consentiva agli studenti di dare vita a testi in cui il confronto con una pluralità di spunti culturali era solo la premessa per una articolata riflessione, entro cui avvalersi liberamente delle conoscenze personali e di quelle maturate nel percorso di studi per “andare a fondo”, oltre la superficie dei problemi.
I ragazzi raggiungono all’Esame di Stato gradi di approfondimento anche molto alti, talora con spunti creativi di grande originalità (ho ancora ben presenti gli splendidi saggi che ho corretto nel corso dell’Esame di Stato 2017-18).
Tutto ciò sarà ora sostituito dall’analisi di un testo argomentativo e, a seguire, da un commento guidato dello stesso: dalla circolare si evince che si tratterà di una forma di scrittura estremamente vincolata, che non concederà grande spazio all’elaborazione autonoma e coerente di un discorso personale, creativo, originale in cui mettersi in gioco su argomenti di studio e di attualità, anche in una dimensione interdisciplinare. In pratica i ragazzi dovranno limitarsi a rispondere a un questionario. Nei Licei, dove insegno, l’analisi del testo argomentativo si propone nel primo biennio: quindi non dovremo più spingerci oltre?
Pare si abbia paura che i nostri ragazzi imparino ad utilizzare con autonomia il pensiero, organizzandolo nella scrittura in una direzione progettuale e creativa, lasciando che esso si generi dal libero incontro con la cultura. Sembra che chi ci impone dall’alto le sue nuove “ricette”, peraltro ad anno scolastico iniziato, tema che i ragazzi non possano sviluppare tali competenze superiori: così pretende forse di fornire stampelle a chi, invece, sta imparando a volare!
Un’altra triste osservazione: agli alti piani del MIUR si ha contezza del fatto che due grandissimi autori della nostra letteratura come Giacomo Leopardi e Dante Alighieri, anche per via della loro straordinaria complessità, in moltissime scuole sono oggetto del programma del quinto anno? Perché quindi limitare alle opere dell’età postunitaria la scelta dei testi per l’analisi letteraria?
Concludo con un’ultima considerazione: ritengo che gli artifici metrici e retorici, snobbati e liquidati dalla suddetta circolare come “tecnicismi” siano, insieme ad altri fondamentali elementi, i materiali stessi della poesia e della letteratura: potremmo forse analizzare un’opera d’arte scultorea o architettonica prescindendo dal materiale con cui essa è stata realizzata? O un’opera pittorica senza curarci dei supporti materiali, delle tecniche, dei colori di cui si avvale?
Tanta superficialità e la noncuranza con cui si calpesta il loro lavoro di anni indignano i docenti che ogni giorno, con fatica ma con sempre vivo entusiasmo, cercano di avvicinare i ragazzi alla bellezza della nostra letteratura, facendone contestualmente strumento di elaborazione progettuale e libera del pensiero attraverso la padronanza della lingua e della scrittura.
Lettera firmata
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