Succede che in un liceo di Brindisi, nell’ora di educazione civica, si è scelto di leggere e discutere il libro di Vannacci “Il mondo al contrario”, caso editoriale degli ultimi mesi. E scoppia il finimondo. Tanto che il fatto finisce oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione e del Merito.
È indubbio che il libro sia molto controverso. C’è chi lo giudica “razzista e omofobo”, chi lo considera banale, chi lo apprezza come espressione del pensiero “conservatore” in opposizione al pensiero unico dominante e all’ideologia woke. Ma perché mai una classe di studenti non dovrebbe leggere, discutere e farsi un’opinione diretta e motivata su un argomento di attualità? Formare una “coscienza critica” non è forse compito fondamentale della scuola?
Infatti la scuola si è difesa benissimo in tutte le sue componenti.
Ineccepibile quello che ha detto la dirigente: “Siamo in una scuola che affronta molti temi e la scelta della professoressa rientra nell’autonomia didattica sempre all’interno del curriculum di educazione civica che prevede l’ampliamento del pensiero critico. La scelta di come farlo è del singolo docente e questo non è contrario al suo dovere. È un caso di crescita culturale nel quale la docente ha lasciato che i ragazzi facessero un lavoro controllato. La scelta dei libri su cui lavorare rientra nelle libertà dell’insegnante”.
Allibiti si sono detti gli studenti per essere finiti nelle cronache nazionali per un’attività didattica “normale”, legittima e corrispondente a precisi obiettivi formativi. Il libro in questione non è stato letto a scopo di indottrinamento, ma nell’ora di educazione civica si è scelto di parlare di temi di attualità. “Analizziamo le sue tesi per poterle criticare”, ha detto infatti un rappresentante degli studenti. E “tutti appoggiano la docente”. In ogni scuola del resto ci sono progetti specifici per avvicinare i giovani alla conoscenza e alla valutazione consapevole dei problemi del mondo in cui vivono.
Ridicolo e pretestuoso, a esclusivo fine di polemica politica, appare invece quello che ha scritto su Twitter il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che è intenzionato a presentare l’interrogazione parlamentare: “Pare che in un liceo della provincia di Brindisi si sia deciso di adottare come libro di testo lo scritto omofobo e razzista scritto da Vannacci. L’obiettivo è quello di lavorare sulla libertà di pensiero, dicono le autorità scolastiche. Capisco. Immagino che per il prossimo anno scolastico, per il corso di perfezionamento, si passerà direttamente alla lettura del Mein Kampf di Adolf Hitler”. Il tono vorrebbe essere sarcastico. Ma, oltre che nessuna conoscenza di legislazione scolastica, a quanto pare il senatore non sa niente neppure di metodologia di una disciplina come la storia, il cui studio si basa sulle fonti, e anche il Mein Kampf di Adolf Hitler è una fonte diretta sulla nascita e l’ideologia del nazismo. Qualche stralcio lo si può trovare anche nei libri ad uso didattico, così come per i discorsi di Mussolini. Se non si accede a questi documenti, e a tutte le altre fonti dirette, nulla si capisce di quel periodo storico. Stupefacente infine che i migliori pubblicitari del libro di Vannacci siano i suoi detrattori.
Tralasciando l’articolo 33 della Costituzione, che sancisce e tutela, proprio dopo l’esperienza del fascismo, la libertà della scienza e dell’insegnamento, guardiamo alla legislazione più specifica.
Il DPR 275/1999, che conferisce alle istituzioni scolastiche l’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo, esordisce all’articolo 1 dicendo che essa è “garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”.
La formazione dello studente deve sviluppare la capacità di “pensiero critico”, in modo che ognuno sia in grado di affrontare e capire la realtà e i suoi problemi. Ci penserà il ministro a fare le citazioni puntuali che si trovano nei profili educativi di qualunque indirizzo di studio, rispondendo adeguatamente, in maniera tecnica, senza alimentare banali polemiche politiche.
In conclusione, sarebbe finalmente ora di uscire dal clima pervasivo del pensiero unico politicamente corretto degli ultimi anni, che ha portato ad innumerevoli ed incredibili episodi di censura, dalle opere degli scrittori e artisti russi, che sono e restano patrimonio culturale dell’umanità, perfino ai libri per ragazzi di Roald Dahl, che sono stati “riscritti” con inaudite manomissioni. La scuola fa bene a mantenersi luogo di formazione e di confronto aperto, plurale e democratico.
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