Sta suscitando consensi su consensi la proposta del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di riportare lo studio del latino e del greco nelle scuole medie, sfruttando l’autonomia decisionale degli istituti scolastici: tantissimi addetti ai lavori, soprattutto insegnanti, hanno manifestato interesse vivo. Anche gli esperti sono dello stesso parere: l’idea è “sicuramente apprezzabile, il principio è giusto”, ha commentato il linguista Luca Serianni, professore emerito di Storia della Lingua all’Università di Roma La Sapienza e accademico dei Lincei e della Crusca.
Interpellato dall’AdnKronos, l’esperto linguista ha detto che l’idea è “buona” perchè rientra nel margine di autonomia che hanno le scuole”.
Serianni, però, non si aspetta un’adesione massiccia. Anzi. “Se la norma entrerà in vigore – tiene a dire – non so quante saranno le scuole che attiveranno corsi di latino, saranno sicuramente una minoranza”.
Una affermazione dovuta, probabilmente, al fatto che per i Collegi dei docenti non sarà facile inserire una o più ore a settimana della disciplina classica oppure collocarla all’intero di materie affine, già molto “cariche” di contenuti.
“Certo – continua l’accademico – il principio è giusto: il latino è una materia significativa storicamente e culturalmente, in particolare per noi italiani. L’idea di proporre nel ventaglio delle offerte questa materia, mi sembra sicuramente apprezzabile. Benvenuto latino“, ha concluso Serianni.
Il commento del linguista cade su un argomento a proposito del quale il ministro Patrizio Bianchi si è detto più che possibilista, poiché il latino, come il greco, sono studi “che aiutano lo spirito critico”.
“Se deliberato dai collegi dei docenti nell’ambito dell’autonomia riconosciuta ai singoli istituti – ha spiegato qualche giorno fa il numero uno del dicastero dell’Istruzione – la reintroduzione può essere una scelta opportuna per valorizzare l’eredità della tradizione greca e latina, così da trasmetterla alle studentesse e agli studenti, non soltanto come patrimonio del passato, ma come chiave di interpretazione e di lettura della contemporaneità”.
Sempre Bianchi ha comunque chiarito che il regolamento sull’autonomia di ogni singola scuola permette di attivare insegnamenti nel limite massimo del 20 per cento dell’orario delle lezioni ma che servirebbe un intervento normativo di tipo regolamentare che rimoduli l’intero piano di studi e i relativi quadri orari.
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