Intervistata in questi giorni dal Corriere della Sera sulla ricomparsa del latino alle medie, la scrittrice Paola Mastrocola dichiara: «Ottimo segnale, va insegnato anche ai migranti. E sarà un alleato contro l’intelligenza artificiale».
Ora, se le parole hanno un senso, affermare che qualcosa è un nostro alleato contro qualcos’altro, significa che questo qualcos’altro è un nostro nemico. Ne risulta che l’intelligenza artificiale è un nostro nemico.
Intendiamoci, Mastrocola fa benissimo a sostenere l’importanza del latino, la comprendiamo anche quando si spinge più lontano chiedendo al ministro Valditara di essere più coraggioso rendendo il latino obbligatorio e non soltanto facoltativo, perché poi le famiglie immaginando che il latino sia materia inutile ai fini pratici eviteranno quell’opzione per i figli.
Al giornalista che le chiede, provocatoriamente, se il latino non sia da considerarsi inutile, la scrittrice risponde di smetterla con la storia dell’inutile e del reazionario: se non serve nell’immediato per comprare il pane o fare un investimento – argomenta Mastrocola – rappresenta invece uno strumento fondamentale per la nostra capacità di pensiero, discernimento ed espressione. Abbiamo dovuto attendere un governo di destra per accendere una luce sul latino. Spero bene che anche la sinistra se ne riappropri. E così del greco, ma poi non vorrei esagerare…».
Capiamo Mastrocola persino quando aggiunge che, a suo avviso, il latino andrebbe insegnato anche ai giovani migranti inseriti nel nostro sistema di istruzione: se vogliamo che il migrante non sia un paria della società dobbiamo fornirgli sin da giovanissima età i mezzi per ragionare nella nostra lingua. Il latino fa proprio questo.
Facciamo fatica a seguirla, invece, quando alla fine dell’intervista, l’autrice del saggio “Il danno scolastico” afferma che tradurre i classici rappresenterà il nostro antidoto all’intelligenza artificiale, un’incredibile palestra per la mente, proprio perché ce la dovremo vedere col digitale. Quindi anche il digitale, tout court, è da considerare un nemico dell’istruzione dei nostri figli?
Il nuovo fa sempre un po’ paura, lo capiamo. Ma a nulla serve demonizzare le nuove tecnologie, il digitale, Chat GPT e tutto il resto. Sono già qui, fanno parte della nostra vita, per tutti gli istituti scolastici sono pane quotidiano. Esistono già molti portali dedicati alla scuola e all’intelligenza artificiali, tutte le più grandi case editrici scolastiche hanno siti particolarmente dedicati all’AI, dove vengono proposte centinaia di attività per introdurre l’IA in classe e suggerimenti pratici per organizzare lezioni e creare esercizi.
E allora, che senso ha arroccarsi dietro a posizioni ormai indifendibili? Il nuovo non potrà mai essere fermato, la storia ce lo insegna. Ciò che importa è lo spirito critico, la capacità di governare il cambiamento, in modo tale che le nuove tecnologie siano al servizio dei ragazzi e non viceversa. Occorrono, in estrema sintesi, docenti formati per questo. Nient’altro.
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