Si torna a parlare di latino a scuola. A farlo è il professore e scrittore Enrico Galiano che, come ogni tanto succede, riporta delle esperienze personali sulla sua pagina Facebook per aprire un bel dibattito pubblico.
Il tema di questa volta è l’insegnamento del latino a scuola. Dopo una conversazione avuta con la figlia, il professore confessa di “essere rimasto secco” per la risposta della giovane studentessa.
Ecco il post: “Porto mia figlia a scuola e, non so come, si finisce a parlare di latino. Le dico che se vuole glielo potrò insegnare un po’ io, così arriverà più preparata in caso, quando sarà il momento. E lei:- No, perché così sarebbe come imbrogliare. Non è giusto arrivare che sai più degli altri, bisogna essere tutti allo stesso punto! Ecco. Posso dire che ha capito più lei di scuola che tutti i ministri dell’istruzione che ho conosciuto in questi anni”.
Ovviamente il post ha iniziato a ricevere una serie di commenti, pro e contro il concetto espresso da Galiano, tanto che lo stesso ha tenuto a fare delle specificazioni:
“Ovvio che non c’è niente di male a ‘sapere le cose’, ma la profondità di questa risposta ingenuamente saggia sta proprio nell’aver colto che, in quel caso, lei ne saprebbe di più a causa di un privilegio, e non di una predisposizione naturale. In questo è andata a sradicare alla base tutta la famosa retorica del ‘merito’ che, in fondo, tocca – anche se credo in modo inconsapevole – anche molti dei commenti qui, che ancora più ingenuamente credono che non ci sarebbe nulla di strano se mia figlia si presentasse al liceo con un bagaglio di conoscenze che può avere solo perché ha un padre che ha alle spalle un percorso di istruzione superiore. E quindi ci sono rimasto secco perché, in tre parole, i suoi occhi di bambina di 6 anni hanno saputo vedere ciò che fior fior di ministri (e anch’io) non riescono a vedere, molto spesso: e cioè che la scuola italiana spesso non riesce a ribaltare le carte, ma tende a mandare avanti chi a casa ha il privilegio di crescere in famiglie già istruite, lasciando indietro chi non ce l’ha”.
E in un altro commento il professore ha aggiunto in risposta a un’utente: “Conosco troppi ragazzi che avrebbero avuto le inclinazioni giuste ma non le ‘famiglie giuste’ alle spalle, per essere d’accordo con te. Il compito della scuola dovrebbe essere dare a tutti gli strumenti adeguati alle loro capacità, non di dare a tutti gli stessi strumenti: ma ciò che invece accade quasi sempre è che chi nasce nel posto giusto, anche senza grandi inclinazioni o talenti, ha più chance di fare strada rispetto a chi non ha il giusto supporto dietro”.
E proprio oggi, la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, ha commentato: “Ritengo che il calo di iscrizioni nei licei classici e nei licei scientifici dove è previsto lo studio del latino sia un dato preoccupante. Lo studio delle lingue classiche non è un’immersione “archeologica” nelle lingue del passato, ma è un percorso formativo che mette gli studenti in contatto diretto con le radici della nostra civiltà. Le opere dei grandi autori della classicità greco-romana ed i testi del Nuovo Testamento e dei maestri dei primi secoli della cristianità sono i pilastri della letteratura e della filosofia europee. Lo studio del latino e del greco è anche un’ottima base per il miglioramento delle competenze linguistiche. Inoltre, lo studio delle lingue classiche sviluppa abilità cognitive importanti come la capacità di analisi, la logica, la memoria e la deduzione. Queste competenze sono preziose in qualsiasi campo e possono aprire le porte a molte scelte professionali diverse. In conclusione, lo studio del latino e del greco ed il percorso educativo del liceo classico e dello scientifico con il latino sono fondamentali per il nostro patrimonio culturale e per la nostra identità nazionale, per lo sviluppo individuale e per il progresso della società. Per questo sostenere e promuovere questi progetti educativi e le discipline che li caratterizzano rappresenta un investimento prezioso per la formazione integrale degli studenti e per il bene comune della nostra comunità nazionale”.
In un’intervista del 13 settembre all’interno della trasmissione Giù la maschera di Rai Radio Uno, il capo del dicastero di Viale Trastevere ha parlato di vari temi, dal Decreto Caivano, all’uso dei cellulari fino alla digitalizzazione della scuola.
Ecco le parole del ministro in merito alle tecnologie e al latino a scuola: “Noi abbiamo raccolto la sfida del Pnrr per investire sulle materie Stem, che sono fondamentali. Le linee guida sono state approvate e rovesciano l’impostazione. L’idea è quella di partire dalla realtà e arrivare all’astrazione per consentire al ragazzo di appassionarsi. Credo che la lingua latina possa servire proprio per quell’impostazione rigorosa verso la logica. Ritengo che lo studio della grammatica latina sia da conservare. La civiltà greco-romana è il pilastro della civiltà occidentale. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato”.
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