In una lettera a Il Sussidiario, un docente di latino lamenta come la sua materia ormai sia ritenuta ultra–specialistica e settoriale, “mentre invece è trasversale, fondamentale per classicisti e modernisti, per gli storici, per gli archivisti e gli storici dell’arte, per i linguisti e i glottologi”.
Ma non solo, sottolinea il prof, “assistiamo sempre più spesso a un abbassamento del livello medio della preparazione con cui gli studenti accedono alle facoltà universitarie” mentre “al liceo si studia sempre meno la lingua latina e fino a cinque o dieci anni fa gli studenti di lettere trovavano un grande ostacolo nell’esame di latino, e se ne lamentavano, proprio per la difficoltà a raggiungere il livello–base di conoscenza della morfosintassi, indispensabile per l’accesso autonomo ai testi letterari. La storia della letteratura, invece, veniva avvertita come una parte più semplice da studiare.”
Da qualche anno a questa parte, invece, “la vera difficoltà sta nella capacità di uscire indenni dal colloquio di letteratura: perché sempre di meno gli studenti nella secondaria di secondo grado sono messi di fronte alla responsabilità di gestire autonomamente ampie parti del manuale; perché, per brevità e praticità, studiano sugli appunti, presi magari dallo studente diligente del gruppo; perché i docenti, pur di far cessare le polemiche e le inquietudini, e pur di evitare critiche e richiami, si sono rassegnati a indicare non gli argomenti da studiare per una verifica, ma le pagine; perché, in una didattica sempre più parcellizzata, è possibile, dopo aver avuto una valutazione in una verifica su un certo argomento, dimenticarlo bellamente”.
Da qui, continua la lettera, gli studenti “se mettono in conto che dovranno molto penare per l’esame di lingua latina, difficilmente sono consapevoli delle lacune di base” e fra queste c’è lo studio frammentato della storia.
“Eessa è trasversale tutti gli insegnamenti, la sua conoscenza ne è il pre–requisito fondamentale, ma oltre ad aver perso in molti indirizzi scolastici un’ora nel triennio, la storia è la classica materia che per la sua stessa natura non consente un apprendimento parcellizzato, né l’oblio di un certo periodo precedente a quello oggetto dello studio più recente. La storia, in altre parole, riempie, per così dire, tutti gli spazi vuoti, come l’aria, e non si studia per poi dimenticarla subito dopo”.
“Del resto, i nostri studenti devono comprendere che esiste una scientificità anche negli studi storico–letterari, e che in questi ambiti non si può parlare in modo generico, o impreciso: bisogna conoscere i realia (datazioni, titoli, contenuto delle opere, genere letterario, autori).
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