Nell’ultimo appuntamento della Tecnica della Scuola Live del 6 dicembre, il direttore della nostra testata, Alessandro Giuliani, ha chiesto a Laura Boldrini, ex presidente della Camera dei deputati, a che punto è la proposta di legge con la quale si chiede che editori e autori vengano formati specificamente sulle questioni della parità di genere.
Un’iniziativa legislativa proposta da Alessandro Fusacchia e sostenuta dai parlamentari Laura Boldrini, Alessandra Carbonaro, Lucia Ciampi, Paolo Lattanzio, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto e Lia Quartapelle, per combattere gli stereotipi di genere e promuovere la diversità nei testi scolastici.
Un progetto che implica anche l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla diversità e l’inclusione presso il Ministero dell’Istruzione, che si sarebbe dovuto occupare di redigere le linee guida da aggiornare ogni cinque anni, di esprimere pareri sui libri di testo esaminati e di proporre un piano di formazione per editor, altri operatori e altre operatrici del settore.
“La proposta di legge di Fusacchia io l’ho firmata con convinzione – risponde la deputata Boldrini – perché nei libri di testo ancora oggi si leggono delle cose inaudite, c’è un modello sociale che non risponde più alla realtà”
“Cioè la mamma è sempre quella che sa fare torte e il papa è sempre quello che torna a casa con la valigia e si mette al computer – continua Laura Boldrini -. Ora, io penso che questa realtà qui non risponde al vero ed è sessista, perché magari la mamma oltre a fare torte ha pure fatto la giudice o la medica oppure ha fatto l’insegnante, ha fatto l’operaia, ha fatto la contadina, cioè ha fatto qualcosa di utile e importante, e questo non le viene riconosciuto”.
“Nei libri di scuola, quando si parla di uomini si usano sempre aggettivi molto molto soddisfacenti, molto altisonanti, sono degli eroi, sono dei pittori, sono degli dei, dei vincitori, dei cavalieri; e invece quando si parla di ragazze, cambiano anche gli aggettivi. Agli uomini sono riservati aggettivi straordinari, aggettivi eccellenti e superbi; quando alle donne sono riservati aggettivi che ne riducono le qualità. Magari le donne sono gentili, sono servizievoli, sono pettegole, obbedienti. Allora se noi riserviamo questa differenza di rappresentazione tra gli uomini e le donne nei libri scolastici, gli orizzonti delle nostre figlie chiaramente si riducono”.
“Così come i giochi – continua -. I giochi dei maschi a oggi sono giochi che stimolano l’immaginazione: l’astronave oppure il meccanico, il piccolo chimico…; poi vai a vedere lo scaffale delle bambine e ti viene da piangere perché a tutt’oggi negli scaffali delle bambine vedi le pentoline, il ferro da stiro e i bigodini. C’è una dimensione domestica ristretta dove le bambine non hanno neanche diritto di sognare, neanche diritto di sognare – ribadisce quasi esasperata -. Allora basta, perché l’autostima si deve alimentare, non nasciamo tutti con l’autostima alta, l’autostima va alimentata con le prospettive, con le ambizioni, con gli obiettivi”.
“Se tutto quanto nella nostra società è mirato a ridurre l’autostima delle donne -conclude la presidente del Comitato dei diritti umani nel mondo alla Camera -, l’orizzonte femminile si riduce. Siamo di fronte di nuovo a una discriminazione, è un atteggiamento sessista che non può essere tollerato nel 2021, quindi io dico agli autori dei libri e anche alle autrici, agli editori e alle editrici, di essere parte del cambiamento, essere parte dello sviluppo sociale di questo Paese, non rimanere allo stereotipo degli anni ’50 o ’60, perché la società è andata oltre”.
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