Stavolta è Laura Puppato, senatrice del PD, a spezzare una lancia a favore dei Quota 96. E lo fa con una interrogazione, formulata insieme ad altri esponenti del suo partito e a Franco Conte (Ncd), Ivana Simeoni (M5s), Fabrizio Bocchino, Fabiola Anitori e Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana (Misto), in cui chiede a risolutamente al ministro dell’economia Padoan una soluzione possibile: utilizzare il nuovo metodo di rilevazione internazionale del Prodotto interno lordo – il cosiddetto modello SEC 2010 – destinato a modificare gli indicatori economici e consentire ai governi accumulare risparmi per le emergenze.
A partire da settembre 2014, è cambiato infatti il Sistema dei conti nazionali (Sec), l’impianto che definisce la metodologia armonizzata per la produzione di dati di contabilità nazionale all’interno dell’Unione europea.
I conti nazionali sono il principale strumento di misurazione statistica della situazione economica complessiva di un paese. In Italia, come in gran parte dei paesi Ue, il passaggio ad una nuova versione delle regole di contabilità – la transizione dalla versione 1995 a quella 2010 del Sec – sarà il momento più adatto per adottare i necessari miglioramenti dei metodi di misurazione e per introdurre nuove fonti informative che si sono rese disponibili negli anni recenti.
Insomma quella dei Quota 96 è una vera emergenza e i soldi da qualche parte bisogna pur trovarli. Queste le richieste dei politici: “La riforma delle pensioni varata dal ‘governo tecnico’ contiene un ‘errore tecnico’ ammesso dallo stesso estensore della riforma. I lavoratori nati nel 1951 e 1952 sono stati esclusi dal diritto di andare in pensione nonostante avessero maturato i requisiti nel dicembre 2012 e sono stati obbligati di fatto ad un’ulteriore permanenza in servizio per un periodo che va dai 2 ai 7 anni. Sulla questione hanno assunto più volte posizione sia il Governo che numerosi parlamentari, con l’impegno di arrivare ad un rapida soluzione che a tutt’oggi non è ancora pervenuta. Le risorse necessarie per garantire questo diritto ammontano a 400 milioni di euro, distribuibili su più annualità. E’ per questo che chiediamo al ministro di utilizzare parte dei proventi del ricalcolo dei Pil secondo il modello Sec2010, che implicherà un miglioramento del rapporto deficit/PIL di 0,2 punti percentuali, passando dall’attuale 3% al 2,8%, per risolvere senza ulteriori rinvii l’annosa vicenda della ‘Quota ’96′. Stiamo cambiando il Paese, dobbiamo farlo come già avvenuto per altre questioni, mantenendo fede ai nostri impegni e sanando gli errori prodotti. E’ una questione di credibilità”.
Un periodo che va dai due ai sette anni. Siamo alla follia. E nel frattempo un altro caso increscioso scoppia in Liguria. Due docenti ultrasessantenni hanno scelto di fare un gesto eclatante, e si sono incatenati il 3 ottobre davanti alla sede della direzione scolastica regionale della Liguria. Sono due docenti ultra sessantenni che fanno parte del comitato #quota96scuola. Una protesta in via Assarotti, a Genova «per denunciare una condizione da ostaggi – spiegano in una nota – prigionieri del Governo».
Nel corso della manifestazione pacifica, a cui sono stati invitati anche tutti i docenti in ruolo e precari, è stato presentato il libro Il Pasticciaccio brutto di Quota96, preparato dal Comitato Civico Q96.
I Quota 96 non demordono. Perché vedersi negato un diritto e pagare per gli errori altrui con una rivoluzione dei progetti di vita non fa piacere a nessuno. Ma Padoan ascolterà il loro grido di dolore?
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