Le lauree honoris causa sono un abominio e uno schiaffo ai giovani meritevoli che fanno sacrifici per ottenere un titolo accademico “sudato”.
L’istituzione della laurea “honoris causa” è prevista dall’art.169 del regio decreto 1592 che risale addirittura al 1933.
Il conferimento di questo titolo accademico universitario avviene in pompa magna e prevede la lectio magistralis del laureando e la consegna della pergamena da parte del Rettore dell’ateneo che la conferisce che, per l’occasione indossa il mantello di ermellino.
Tuttavia bisogna precisare che il personaggio di spicco che riceve la laurea “honoris causa” viene a tutti gli effetti di legge, dichiarato “Dottore” e tale titolo ha lo stesso valore legale della laurea conferita ai comuni studenti universitari i quali, per ottenerla hanno dovuto sudare le fatidiche “sette camicie” e superare gli esami di profitto previste dal corso di studi dell’università.
In un momento storico particolare come quello che stiamo vivendo, in cui ci sono fior di giovani validissimi che hanno dovuto “sgobbare” per ottenere la laurea con un voto dignitoso e che, purtroppo, vivono nell’anonimato non ricoprendo cariche pubbliche di alto prestigio. Sarebbe il caso di rivedere e riconsiderare l’istituto delle lauree “honoris causa” per valorizzare le eccellenze, costrette, spesso, a studiare all’estero per affermarsi..
C’è poi da aggiungere che ci sono altrettanto giovani che provengono da condizioni economiche precarie, le cui famiglie fanno enormi sacrifici per mantenerli negli studi, i quali profondono grande impegno, passione e volontà per conseguire l’agognato titolo accademico.
È vero che qualcuno potrebbe affermare che ci sono le borse di studio per gli studenti meno abbienti che provengono da famiglie numerose e a basso reddito, ma tutti gli studenti per ottenere la laurea devono frequentare le lezioni, prepararsi agli esami e sostenerli e superarli per poi arrivare al traguardo della laurea.
L’istituto della laurea “honoris causa” non prevede il superamento degli esami di profitto, ma viene assegnato quale riconoscimento alla propria esperienza e conclamata competenza in un determinato campo del sapere.
Mario Bocola
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