La storia di un giovane laureato, Marco Morosini, 25 anni, sta facendo il giro del web. Marco lavora come collaboratore scolastico in un’istituto di Recanati. La notizia non è di certo questa, ma il fatto che il giovane abbia una laurea magistrale in Scienze della Comunicazione (110 e lode), un master in Marketing (110 e lode) e si è appena iscritto a una seconda laurea in Economia aziendale, indirizzo Relazioni di lavoro. Ma come mai ha deciso di intraprendere questa carriera? Risponde direttamente lui a un’intervista per Il Corriere della Sera.
“Quando mi sono laureato, a ottobre 2020, ho iniziato a mandare un po’ di curricula in giro – spiega Marco. Ma poi a dicembre sono stato chiamato per una supplenza come bidello e ho preso l’occasione al volo: almeno non era uno stage ma un lavoro vero, pagato tutti i mesi. Mi ero iscritto anche alle graduatorie per fare il segretario, ma non mi hanno mai preso”.
E alla domanda “cosa vuoi fare da grande”, risponde: “Non mi dispiacerebbe restare a scuola, magari per arrivare a fare il dirigente contabile e amministrativo. Oppure lavorare in azienda. Ma intanto sono molto orgoglioso di tutte le esperienze lavorative che ho già fatto. Una settimana prima del diploma sono stato chiamato da una radio locale dove avevo fatto alternanza scuola-lavoro e così invece del viaggio di Maturità ho lavorato tutta l’estate. Da lì sono passato a un’altra radio e a un’altra ancora – sono giornalista pubblicista dal 2019 – e continuo anche adesso. Sempre come free lance. Ma l’esperienza a scuola è quella da cui ho imparato di più”.
La storia di Marco non è l’unica: tantissimi giovani neolaureati hanno intrapreso questa strada perché non riescono a trovare aziende che assumano se non per stage. Lo stesso ha raccontato che dopo la sua intervista, diversi coetanei gli hanno scritto perché si trovano nella stessa situazione.
E sulla faccenda del bidello di un liceo di Brescia a cui la preside ha chiesto di lavare i vetri della sua macchina, il giovane collaboratore scolastico dichiara: “A me non è mai capitato niente del genere. Forse anche perché sono laureato, e tutti hanno un occhio di riguardo per me, o solo perché sono giovane. E’ una cosa che esula completamente dalle mansioni richieste a un collaboratore scolastico, che è al servizio della scuola e delle sue strutture, fra le quali non rientra certo l’auto della preside, che è un bene privato. Ma forse nel caso in questione ha giocato anche il clima di tensione interno alla scuola”.
Ricordiamo chi è il personale Ata. La sigla Ata è un acronimo che sta per personale amministrativo, tecnico e ausiliario. I titoli di studio richiesti sono diversi per i vari profili a partire dal diploma di qualifica triennale fino alla laurea (vecchio ordinamento ovvero specialistica/magistrale). Esistono alcune deroghe per chi era già incluso in precedenti graduatorie o aveva svolto servizio per almeno 30 giorni in un determinato profilo.
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