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Laurearsi serve? In Calabria lavora 1 “dottore” su 3, in Germania il 98%. Carfagna: il Sud rinascerà grazie agli 82 miliardi del Pnrr

Il Sud Italia si conferma tra i territori più difficili per trovare lavoro. Anche dopo la laurea. Una circostanza che fa riflettere, se si pensa che risulta assai bassa la percentuale delle persone in età lavorativa con un livello di istruzione universitario (solo il 20,1% in Italia a fronte del 32,8% medio nell’Ue a 27). Il top delle difficoltà nell’ottenere un’occupazione si riscontrano in Calabria e Sicilia: secondo gli ultimi dati di Eurostat, relativi al 2020 e confluiti nel libro sulle Regioni, in questi luoghi le percentuali sono le peggiori nell’Ue per quanto riguarda l’occupazione entro tre anni dalla laurea: solo il 37,2% dei laureati trova infatti lavoro in Calabria, a fronte del 59,5% della media italiana e dell’81,5% dell’Unione europea. Anche in Sicilia la situazione è pessima, visto che i laureati che trovano lavoro a 36 mesi dal titolo accademico si fermano al 38,3%. Le due Regioni italiane fanno peggio anche della Grecia. Mentre la Regione che fa meglio di tutti nell’Ue è quella dello Schwaben, in Germania, con ben il 97,6% di occupati a tre anni dalla laurea, addirittura in crescita sul 2019 malgrado la pandemia.

In assoluto l’occupazione dei giovani laureati a tre anni dal titolo è in calo anche a causa della pandemia, ma l’Italia ha registrato una riduzione di 2,2 punti a fronte di una flessione di 1,7 punti nella media dell’Ue a 27.

I dati regionali

Certo, ci sono anche realtà italiane non molto distanti dalla media Ue. La provincia autonoma di Bolzano, ad esempio, fa registrare un tasso di occupazione dei giovani neolaureati dell’88,7%, vicino a quello medio della Germania (92,3%) mentre la Lombardia è al 73,5%, in calo di quasi tre punti rispetto al 2019 e l’Emilia Romagna resta sostanzialmente stabile (-0,1 punti) al 74,8%.

La Campania scende di 3,5 punti dal 44,2% al 40,7% mentre la Puglia perde quasi cinque punti dal 47,8% al 42,9%.

La Toscana perde 8,5 punti dal 74,6% al 66,1%. La Liguria avanza invece di oltre 11 punti dal 54,4% al 65,5% (ma nel 2019 si era registrato un crollo).

Per le giovani neolaureate in Italia è ancora più difficile trovare un’occupazione, con Calabria (32,3%) e Sicilia (33,5%) che hanno circa una laureata su tre al lavoro dopo tre anni dal titolo.

Complessivamente, sempre in Italia le giovani laureate con un lavoro a tre anni dalla laurea sono il 57,1%, un dato medio inferiore anche alla Grecia e lontano dalla media Ue (80,5%) di oltre 20 punti.

E i diplomati?

Guardando ai diplomati, sempre a tre anni dalla maturità conseguita, è ancora la Calabria a essere la regione con le difficoltà maggiori, con appena il 32,1% dei ragazzi che hanno trovato un lavoro.

Segue la Regione Sterea Ellada, in Grecia, con il 32,2%. E ancora la Sicilia, con il 33,3%. Poi segue la Campania. Insomma, cambia il titolo di studio, ma non il risultato finale.

Nella stessa giornata, Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, ha assicurato che al Meridione andrà “il 40 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È scritto nei documenti inviati a Bruxelles e approvati dalla Commissione. Chi dice il contrario o non li ha letti o è in malafede”, ha sottolineato.

Carfagna: costruiremo strade, ferrovie, scuole, asili

Intervistata da Repubblica, la Carfagna ha detto che “la quota Sud è già stimata a 82 miliardi, che costituiscono il 40 per cento esatto degli interventi “territorializzabili”, cioè quelli che hanno una destinazione o una ricaduta territoriale: strade, ferrovie, scuole, asili, sanità di territorio, porti, acquedotti“.

Ci sono invece “interventi non attribuibili a un territorio o a un altro, come la digitalizzazione della pubblica amministrazione centrale, o gli investimenti nei satelliti spaziali”.

Ma come verranno spesi questi soldi? “Talvolta c’è un problema di sciatteria amministrativa – ammette la ministra -, talvolta di oggettiva carenza di risorse interne. Stiamo agendo per risolverli entrambi”.

Per prevenire questi problemi, l’on. Carfagna ha detto che sono stati introdotti “poteri di affiancamento e sostituzione: varranno non solo per le opere Pnrr ma anche per il prossimo ciclo di Fondi strutturali”.

La criminalità rimarrà fuori

Contro possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, ancora Carfagna ha detto che “il Viminale ha assicurato la massima attenzione. Più in generale, ci aiuterà la natura stessa del Piano di ripresa, che impone requisiti molto precisi chiudendo le “falle” di cui spesso approfittano i soggetti criminali”.

Se “sapremo realizzare le riforme e gli investimenti previsti, l’impatto del Piano sul Pil meridionale sarà maggiore della media nazionale”.

In conclusione, per la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, le progettazioni “vanno svolte bene e nei tempi previsti: è una regola del Pnrr”.

Alessandro Giuliani

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