Gli studenti europei, in ambiente accademico ed universitario, sembrano preferire discipline umanistiche, manageriali ed economiche piuttosto che dilettarsi in ingegneria, matematica, fisica, chimica, biologia ed altre discipline tecnico-scientifiche finalizzate all’insegnamento con l’ottenimento dei relativi crediti formativi. Ciò sta causando, non solo in Europa ma anche in Asia, una generale crisi nella formazione scolastica ed uno squilibrio delle retoriche assuntive e di arruolamento: troppi umanisti, pochi docenti STEM.
A testimonianza di ciò sono l’indice di vetustà dei docenti (quelli in servizio sono in età avanzata), i risultati delle prove di valutazione intermedia (vedasi il caso INVALSI, ove una buona parte degli studenti non ha raggiunto le competenze di base in matematica ed altre discipline STEM) e le generalizzate difficoltà degli studenti in queste discipline.
Il caso europeo ed asiatico: convergenze e divergenze
In Europa, oltre alla carenza di energia e commodities, mancano lavoratori specializzati nell’industria e a scuola. Un laureato STEM su due, almeno in Italia, non rispetta i requisiti di esperienza e formativi per il ruolo proposto, anche a scuola: pochi gli insegnanti di fisica ed altre discipline tecnico-scientifiche. Il tentativo avanzato dal Ministro Valditara di adattare il progresso scolastico ed a quello delle imprese ha generato numerose polemiche: il fine, oltre quello di produrre manodopera qualificata, sarebbe quello di rilanciare la competitività, anche attraverso la scuola. In Francia si registra una carenza del -25%, dato corrispondente ad Olanda, Belgio e Portogallo.
Anche in Asia sud-orientale, specie ad Hong Kong, si lamenta una grave carenza, che impatta quotidianamente sulla qualità ed il costo dei servizi. HKU, l’Università Statale della Dipendenza, sta anche lavorando per aiutare Hong Kong a produrre un numero sufficiente di insegnanti STEM: il corso preposto, Master of Education (Med), ha aperto un nuovo curriculum volto alla specializzazione in discipline STEM col fine di sopperire alla mancanza di personale specializzato nelle scuole.
“Sappiamo che c’è stata molta enfasi sull’educazione STEM a Hong Kong e in tutto il mondo, ma non molti programmi mostrano agli insegnanti come riunire scienza, tecnologia, matematica e ingegneria in una nuova disciplina”, ha dichiarato Churchill, responsabile del corso. “Ci sono problemi che non siamo più in grado di risolvere applicando una disciplina, abbiamo bisogno di competenze provenienti da diverse discipline e spazi collaborativi”.
Il caso italiano: laureati Stem in calo. Limitate le immatricolazioni
Per una serie di ragioni di natura generazionale e non, i laureati STEM (in discipline tecnico scientifiche) sono il 6,7%, mentre a livello europeo il dato è quasi doppio (13%). Ha fatto assai discutere la dichiarazione della Fondazione Agnelli: “La scuola italiana sta fallendo il suo compito nel fornire le conoscenze e le competenze adeguate in ambito scientifico ad una parte molto rilevante degli studenti”.
Forti le affermazioni sulle competenze dirette nelle discipline scientifiche avanzate dalla Fondazione: “In Italia il 51% dei maturandi non raggiunge la soglia minima sulle competenze di matematica. In alcune regioni del Sud la percentuale sale addirittura al 70%, un dato terrificante”. Le immatricolazioni in Italia, ad esempio, si sono ridotte rispetto al biennio precedente del -3%, con punte gravi del -5% per gli atenei del Mezzogiorno, realtà già colpita da una crisi occupazionale.