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Laureati, in Giappone il 98% trova subito lavoro: in Italia il 62%

Mentre in Italia solo due neo laureati su tre, circa il 62%, riescono a trovare un impiego in linea con gli studi svolti, dall’altra parte del mondo giungono percentuali ben più alte di occupati quasi immediatamente dopo avere conseguito il massimo titolo di studio. Soprattutto in Giappone, dove è stato appena reso pubblico il tasso di inserimento nel mondo del lavoro per gli studenti che si sono laureati in primavera. Ebbene, secondo i dati del ministero del Lavoro e dell’Istruzione nipponici, ben il 98,1% degli studenti ha ricevuto offerte di impiego a partire dal primo aprile, la data che nel Paese del Sol Levante coincide con l’inizio del nuovo anno fiscale.

Cresce, di conseguenza, anche il numero di aziende giapponesi che sta assumendo attivamente a fronte di una persistente carenza di manodopera, fanno notare i funzionari ministeriali, sottolineando come l’impatto del Covid-19 sulle assunzioni sia ormai quasi azzerato.

Lo sbocco occupazionale dei neo-laureati in Giappone viene calcolato attraverso un’indagine a campione dal 1997. Nel 2011 è stato il più basso di sempre, al 91%, dopo la crisi finanziaria innescata dal crollo della banca d’investimento statunitense Lehman Brothers nel 2008. Negli anni successivi il dato si è mosso su una traiettoria ascendente, raggiungendo il massimo storico del 98% per i laureati del 2018 e del 2020, per poi scendere di nuovo dopo la pandemia.

Il ministero del Lavoro e dell’Istruzione ha preso a campione i dati di 4.770 studenti provenienti da 24 atenei pubblici e 38 università private.

Quello che dovrebbe fare riflettere è che in Giappone ad avere trovato lavoro nel breve periodo non sono gli studenti solo di alcune facoltà: il tasso di occupazione per chi ha scelto gli studi umanistici è stato del 97,9%, e del 98,8% per gli studenti di facoltà scientifiche.

Alessandro Giuliani

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