Il Belpaese si conferma, all’interno delle statistiche della Commissione Europea, dell’OSCE e del Rapporto Eurydice, uno dei paesi del Vecchio Continente con il più basso tasso di laureati, anche triennali. Preoccupano inoltre i neet, giovani non impegnati in attività alcuna, i cui livelli raggiungono realtà e dati critici come quelli dei Balcani orientali, dove dilagano disoccupazione e scarse opportunità. La carenza di lavoratori specializzati, esperti tecno-scientifici e consulenti mette a dura prova, assieme al caro energetico e della produttività nel suo complesso, il settore industriale e dei servizi alla persona, che denunciano la carenza di lavoratori specializzati, spesso in fuga all’estero per migliori opportunità e retribuzione. Molti imprenditori puntano il sito contro la scuola, incapace, secondo loro, di creare una mente imprenditoriale o quantomeno aderente alle necessità del momento in termini di sviluppo e produttività di comunità. Per una serie di ragioni, i laureati STEM (in discipline tecnico scientifiche) sono il 6,7 %, mentre a livello europeo il dato è quasi doppio (13%).
Le considerazioni della Fondazione Agnelli hanno risuonato sui maggiori rotocalchi nazionali attirando opinioni e polemiche. “La scuola italiana sta fallendo il suo compito nel fornire le conoscenze e le competenze adeguate in ambito scientifico ad una parte molto rilevante degli studenti” sostiene la Fondazione in oggetto in una nota che accusa il sistema scolastico nel suo complesso a non provvedere ad una formazione scientifica di qualità. Le ragazze, in particolare, sono assai più colpite dei coetanei: nonostante le donne rappresentino più della metà dei laureati (58,7%), nel 2020 solo il 18,9% ha ottenuto titoli accademici in materie scientifiche, contro il 39,2% degli uomini. La Fondazione Agnelli, riunitasi per il suo convegno annuale, ha anche specificato che “le aziende chiedono sempre più anche competenze trasversali, come la capacità di organizzazione e di lavorare in autonomia, che il sistema scolastico non è attrezzato a fornire”. Forti le affermazioni sulle competenze dirette nelle discipline scientifiche: “in Italia il 51% dei maturandi non raggiunge la soglia minima sulle competenze di matematica. In alcune regioni del Sud la percentuale sale addirittura al 70%, un dato terrificante”.
Il rapporto AlmaLaurea stilato e presentato lo scorso 16 giugno offre un’agghiacciante istantanea sulla situazione della formazione superiore, accademica, universitaria in Italia. Lo studio ha coinvolto circa 300.000 studenti che hanno terminato il proprio ciclo di studi universitario nel 2021 e che provengono da 77 atenei diversi, concentrandosi su iscrizioni, frequentazione e tasso di occupazione. Le immatricolazioni, ad esempio, si sono ridotte rispetto al biennio precedente del -3 %, con punte gravi del -5 % per gli atenei del Mezzogiorno, realtà già colpita da una crisi occupazionale. L’ex ministro Messa ha aggiunto, a seguito dell’inversione sensibile del trend delle iscrizioni, che “per invertire la tendenza servono borse di studio e campagne informative”. Nel rapporto in oggetto si legge che 2021 il tasso di occupazione è eguale al 74,5% tra i laureati triennali e al 74,6% tra i laureati magistrali, con un rispettivo compendo mensile medio pari a 1.340 euro e 1.407 euro, tra i più bassi in Europa.
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