L’autismo non è una sindrome per poveri, considerato che il trattamento per i bambini a cui viene diagnosticato un disturbo da spettro autistico è assai costoso e le Asl di riferimento non garantiscono la terapia più efficace.
A dirlo – racconta Asca- l’Istituto superiore di sanità, ossia il metodo ABA, sigla di Applied behaviour analysis, analisi del comportamento applicato: una terapia comportamentale che non è stata indicata chiaramente dai nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza.
L’ex presidente dell’Istat, oggi alla guida dell’Associazione “Una breccia nel muro” che tratta bambini tra due e 12 anni nei centri di Roma e di Salerno, ha denunciato: “Le regioni, forti del fatto che i Lea non sono stati declinati in modo nitido, sono sfuggenti, magari non per cattiveria e malafede, ma non hanno il personale idoneo a fare quel tipo di trattamenti, che poi sono i metodi cognitivo-comportamentali; e il trattamento è molto costoso, quindi queste famiglie si trovano a essere sole di fronte a questa sindrome.”
Un problema sociale, sottolinea l’ex presidente, contro il quale “se non si interviene precocemente anche la spesa sanitaria sarà estremamente elevata, perchè durerà per tutto il percorso di vita di questi bambini, che diventeranno adulti e saranno emarginati e che non riusciranno a entrare nella società civile e che non potranno neanche esprimere quello che sono capaci di esprimere”.
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