I lettori ci scrivono

L’autonomia del docente calpestata dalla didattica a distanza: lettera alla Ministra

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta inviata alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, a firma della dirigente sindacale Unams Scuola Fgu prof.ssa Romana Campanile.

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Gentile Ministro, come docente sento il dovere di interloquire con Lei, sia pure “a distanza”.

La invito preliminarmente a chiarire se ogni suo dire, diversamente espresso in forme ufficiali o estemporanee, debba essere dai destinatari inteso in modo univoco, analogo o equivoco. La premessa è indispensabile perché tra emittente e destinatario del messaggio vi sia una qualche forma di comunicazione.

Mi ha avvinto e conquistato il suo richiamo a Kant, all’imperativo categorico, alla etica del dovere e traggo spunto per avviare la mia, mi auguro chiara, riflessione.

La responsabilità a cui con solerzia e sollecitudine fa riferimento, é intrinsecamente connessa alla libertà e, con essa, alla capacità dell’essere umano e dunque anche di noi docenti, di autodeterminarsi: l’uomo libero è l’uomo che de-libera. Bene, il nostro poter de-liberare come docenti e nel campo della nostra attività  didattica, é stato inopinatamente impedito.

Nella bozza del DCPM del 4 marzo us, in riferimento alla attivazione della cd “didattica a distanza”, si leggeva: “(…) sentito il Collegio dei docenti (…); “ (…) attivano ove possibile (…)”.

Nel successivo testo firmato, dette espressioni sono scomparse per far posto a “i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività scolastiche, modalità di didattica a distanza…”

Urge una giustificazione del passaggio dal “prima“ al “poi” e in particolare come Lei possa fare appello alla nostra responsabilità dopo averne negato le condizioni di esercizio.

Il mancato riscontro alla richiesta dalle O.O.S.S  (ritiro nota prot. 388 del 17/3/2020)  non solo non  vanifica la legittimità della richiesta ma consolida il convincimento di una Sua esplicita quanto ingiustificata volontà di sottrarsi al confronto con  quanti, dei  lavoratori e dei loro diritti sono legittimi rappresentanti e portavoce.

Al mancato confronto sindacale, negligenza  gravissima, che avrebbe fornito a noi ragguagli utili e indispensabili per rimodulare il nostro lavoro, specificando possibilità e limiti del nostro operare, si aggiungono le “esternazioni” ministeriali da cui si evince una e plausibilmente intenzionale  mancanza di  chiarezza tra ciò che il MPI è legittimato a chiedere e ciò che non può pretendere. Il confronto sindacale, considerato anche la sua giovane età, on. Azzolina, avrebbe validamente supportato Lei e il MPI nel difficile districarsi tra dettato costituzionale, diritti sindacali, norme vigenti e la ineludibile gravità della attuale situazione di emergenza.

In particolare, mi domando se la informativa sulla salute e sicurezza  nel lavoro agile (cfr. art. 22, comma 1 della legge 22 maggio 2017 n. 81; art. 20 D.Lgs. 81/2008) escluda la categoria dei docenti e dei dirigenti scolastici nello esercizio della propria attività, sia pure a distanza. Di fatto, il nostro lavoro, lungi dall’ essere “agile”, è indebitamene aggravato dagli assillanti interventi ministeriali che si traducono come vere e proprie vessazioni, per noi e di rimando per le  famiglie, nostre e dei nostri alunni. Chiarisca, con la comprensibilità delle parole, naturale riflesso di una chiarezza di idee, gli estremi di legittimità del suo agire.

Le “misure urgenti” hanno, a ragione, previsto una limitazione nello esercizio di diritti e libertà fondamentali (e al “diritto alla istruzione” non riteniamo, ragionevolmente, si possa o debba riconoscere un ulteriore qualitativo  rispetto agli altri sacrosanti diritti), in vista di un bene superiore: la salute, del singolo e della collettività. Il diritto alla salute rientra nel novero dei diritti fondamentali (art. 2 Cost.), ed è tutelato dalla Repubblica (art. 32 Cost.).  Lei quale salute vuole garantire?  La Sua, e pensiamo al plauso che la Europa intera ha levato per la cd. “didattica a distanza”, o alla salute degli italiani?

Il suo dire e non dire, tra  “indicazioni” non ulteriormente e sensatamente giustificate e accorati appelli  che nulla hanno a che vedere con la prescrittività della legge,  è maldestramente impiantato su una trama di senso eufemisticamente oscura e nebulosa.

Sconcertanti le operazioni linguistico-semantiche Sue e del MPI, plausibilmente apparentate alla e non migliore alchimia di altri tempi e decisamente lontane anni luce dalle peculiarità della scienza che procede per cause ed effetti, con la chiarezza e distinzione di obiettivi, scopi, finalità.

Allo stato: interventi “a spizzico”, sic et simpliciter.

La percezione del MPI appare essere quella di una realtà “in idea”, allo stato di “pura pensabilità” ; una realtà mistificata e fuorviante.  Dall’ideale al reale: siamo tutti reclusi in casa, costretti a condividere tempi (con simultaneità di espletamento di doveri, mansioni etc), spazi (non sempre confortevoli e ampi), strumenti (compreso computer, tablet e simili).

Immaginare che il mondo della scuola, seppur virtuale, sia una isola più o meno felice, non rientra negli auspici di quanti, singoli o famiglie (queste ultime anche con più figli in età scolare, con anziani da accudire, con parenti affetti da coronavirus  etc), si prodigano  per superare le difficoltà del momento  contrastando comprensibili cedimenti e senso di impotenza.

In tale momento storico la preoccupazione principale è salvaguardare e tutelare la vita, non certo peggiorarne le condizioni. A meno che Lei non si senta legittimata a pensarla diversamente. In tal caso fremiamo nella attesa di una sua rassicurante giustificazione.

Mi consenta di richiamare l’imperativo categorico kantiano, a lei tanto caro, in una profonda e incisiva declinazione:

“agisci in modo da trattare la umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”  (cfr. I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi).

Parliamo della dignità umana, gentile Ministro, che, a differenza delle cose, non può essere mercificata; quella dignità che esprime valore, libertà, autonomia di giudizio e facoltà di deliberare. Una dignità che è della persona e, non si stupisca, anche di noi docenti.

Romana Campanile

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