Anche per Maurizio Stirpe, vice-presidente di Confindustria, il progetto del governo di traferire a tre regioni del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) dipendenti e risorse che oggi sono in capo alla Capitale, proprio non va giù.
«Per come è concepita, questo tipo di autonomia va a detrimento della Capitale e delle regioni più povere, in particolare del Sud, andando ad intaccare la coesione sociale costruita con molta fatica in tanti anni di storia».
La capitale perderebbe pezzi
E poi aggiunge, secondo quanto riporta Il Messaggero: «La Capitale non può perdere dipendenti e quindi anche funzioni e reddito. Anzi, servirebbe un provvedimento che garantisca a Roma Capitale le risorse necessarie a svolgere il ruolo che gli viene assegnato dalla Costituzione: non è concepibile che Roma, che si sobbarca l’onere di fare anche da sfogatoio delle controversie del Paese, con cortei e manifestazioni e una onerosa gestione di tutto ciò che è nazionale, sia amministrata con solo le risorse dei cittadini romani. È ora che la querelle sui fondi da assegnare a Roma finisca una volta per tutte».
Il Miur? Svuotato
E poi, dopo un’altra serie di timori per la perdita da parte di Roma di dipendenti pubblici, risorse e di Pil interno, il vicepresidente ha paventato il rischio che il ministero della Pubblica istruzione con il trasferimento di molti docenti alle Regioni finisca per perdere una parte importante delle sue funzioni. Ma, dice, «penso soprattutto al coordinamento degli indirizzi scolastici o alle ispezioni ministeriali. Con meno dipendenti, questo ruolo potrebbe venire meno o comunque essere dimezzato. Mentre le funzioni di coordinamento devono necessariamente rimanere centralizzate, senza il rischio dell’autodeterminazione.
E per far questo serve un numero adeguato di personale. A che serve un ministero se non può esercitare il ruolo per il quale è stato creato?».