Ancora una sonora bocciatura da parte dell’Ocse. Stavolta riguarda le dotazioni multimediali e l’uso delle tecnologie dell`informazione e della comunicazione (Ict) nella scuola, sulle quali siamo “in ritardo rispetto alla maggioranza dei paesi: nel 2011 solo il 30% degli studenti italiani di terza media utilizzava le Ict come strumento di apprendimento durante le lezioni di scienze, rispetto a una media del 48% in altri Paesi dell`Ocse”, dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nello studio sul Piano nazionale italiano per la Scuola Digitale, presentato oggi a Roma al ministero dell’Istruzione.
Secondo l’Ocse il Piano, lanciato nel 2007 dal Miur, “utilizza le sue modestissime risorse finanziarie per attuare una visione realistica e ambiziosa dell`innovazione: le scarse risorse del Piano – sottolinea l’organizzazione – hanno limitato l`efficacia delle sue diverse iniziative. È soprattutto a causa della mancanza di risorse più che di una scarsa domanda da parte delle scuole e degli insegnanti, che la presenza delle dotazioni tecnologiche nelle classi è ancora molto bassa”.
Nel suo dossier l’Ocse ricorda che sulle dotazioni multimediali e sulle Ict il Piano italiano per la Scuola Digitale “ha stanziato 30 milioni di euro all`anno per 4 anni, ossia meno dello 0,1% della spesa pubblica per l`istruzione (ovvero meno di 5 euro per studente di scuola primaria e secondaria all`anno). Un aumento significativo delle risorse attraverso finanziamenti pubblici o privati è una condizione necessaria al successo del Piano così com`è attualmente configurato”.
“Viste le attuali restrizioni di bilancio, è difficile prevedere un aumento delle risorse, e il rapporto propone di riconsiderare alcuni aspetti del Piano per raggiungere due obiettivi: accelerare l`integrazione delle tecnologie dell`informazione e della comunicazione nelle scuole e nelle classi; creare una Rete di Laboratori per l`Innovazione in cui alcune scuole pilota sperimentino e concepiscano nuove pratiche didattiche e organizzative per migliorare il sistema scolastico italiano, reindirizzando i progetti di innovazione sull`iniziativa scuol@ 2.0”, continua l’Ocse.
Secondo l’Ocse il Piano, lanciato nel 2007 dal Miur, “utilizza le sue modestissime risorse finanziarie per attuare una visione realistica e ambiziosa dell`innovazione: le scarse risorse del Piano – sottolinea l’organizzazione – hanno limitato l`efficacia delle sue diverse iniziative. È soprattutto a causa della mancanza di risorse più che di una scarsa domanda da parte delle scuole e degli insegnanti, che la presenza delle dotazioni tecnologiche nelle classi è ancora molto bassa”.
Nel suo dossier l’Ocse ricorda che sulle dotazioni multimediali e sulle Ict il Piano italiano per la Scuola Digitale “ha stanziato 30 milioni di euro all`anno per 4 anni, ossia meno dello 0,1% della spesa pubblica per l`istruzione (ovvero meno di 5 euro per studente di scuola primaria e secondaria all`anno). Un aumento significativo delle risorse attraverso finanziamenti pubblici o privati è una condizione necessaria al successo del Piano così com`è attualmente configurato”.
“Viste le attuali restrizioni di bilancio, è difficile prevedere un aumento delle risorse, e il rapporto propone di riconsiderare alcuni aspetti del Piano per raggiungere due obiettivi: accelerare l`integrazione delle tecnologie dell`informazione e della comunicazione nelle scuole e nelle classi; creare una Rete di Laboratori per l`Innovazione in cui alcune scuole pilota sperimentino e concepiscano nuove pratiche didattiche e organizzative per migliorare il sistema scolastico italiano, reindirizzando i progetti di innovazione sull`iniziativa scuol@ 2.0”, continua l’Ocse.
La conclusione dell’organizzazione sovranazionale è davvero una mazzata. “Al ritmo attuale ci vorranno più di 15 anni per dotare l`80% delle classi italiane” di dotazioni tecnologiche nelle classi, in particolare delle lavagne interattive multimediali (Lim), “ovvero per raggiungere l`attuale livello di dotazioni del Regno Unito”.
“Il Piano LIM – ricorda l’Ocse – è la principale iniziativa a sostegno delle dotazioni tecnologiche nelle classi, in particolare delle lavagne interattive multimediali” ma “il suo maggiore limite consiste nella lentezza della sua attuazione. Nel 2012 il 16% delle classi italiane (al massimo) erano dotate di lavagne interattive, con un aumento di 11 punti di percentuale rispetto al 2010”. Questa lentezza “ha portato ad una presenza disomogenea delle dotazioni nelle scuole che crea discontinuità nell`esperienza didattica delle tecnologie digitali degli insegnanti, limita le loro opportunità di apprendimento e riduce la loro capacità di sfruttare tutto il potenziale didattico della tecnologia”, conclude l’Ocse.
Commento finale: quanti anni ci sarebbero voluti senza l’accelerazione informatica impressa alle scuole nell’ultimo triennio?