Mentre i sindacati definiscono gli ultimi dettagli dello sciopero unitario del 5 maggio contro il la #riformabuonascuola, sulla Rete si agita, per le stesse motivazioni, un numero sempre più alto di docenti: sui social network, in particolare, si rivolgono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono gli insegnanti che aderiscono alla campagna “Laverascuola-GessettiRotti” e che sino ad ora hanno raccolto contro la riforma del governo “La Buona Scuola” oltre 100mila firme: numero che, avvertono in una nota, “è destinato a salire anche in vista della mobilitazione degli insegnanti prevista il 5 maggio con lo sciopero nazionale”.
Ricordano, poi, che da mercoledì 5 maggio il testo della petizione sarà portato al Quirinale: verrà “consegnato a mano da una piccola delegazione di insegnanti che hanno aderito alla campagna promossa su Facebook” e che ha visto il sostegno di undici organizzazioni di docenti provenienti da mezza Italia. Il progetto di legge del governo, messo a punto dal ministro Giannini, piace poco ai promotori dell’iniziativa che redigono anche una rubrica sul free press “Metro” in cui denunciano i problemi della scuola e ciò che non va della riforma. Quello che sostengono gli insegnanti è che “conferire al Dirigente Scolastico il potere di scelta dei docenti, istituendo albi regionali che di fatto li precarizzano, violerebbe non solo i diritti acquisiti di quei docenti, ma anche l’articolo 33 della Costituzione, secondo il quale ‘L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento’”.
Gli stessi prof, si chiedono anche “che senso abbia avuto, nei mesi scorsi, espletare una consultazione con cittadini, docenti e dirigenti”, “se poi di quelle risposte e di quelle proposte non è stato comunicato alcunché?”.
“La libertà d’insegnamento implica un’autonomia didattica e metodologica che – continuano – non potrebbe essere più garantita nel momento in cui, come pretende la Riforma, si aumentasse la discrezionalità del Dirigente Scolastico fino al punto di consentirgli la selezione della sua “squadra”, scegliendo un docente rispetto a un altro in base a criteri meramente soggettivi”.
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Intanto, sempre tramite Facebook, è stata individuata un’altra data di protesta: sabato 9 maggio, giornata nella quale il “Coordinamento degli Insegnanti arrabbiati” ha promosso una mobilitazione di piazza – la ‘Giornata dell’Orgoglio e della Dignità della Scuola Pubblica’ – chiedendo a prof e cittadini, a sindacati, coordinamenti e associazioni, di “scendere per le strade per chiedere il ritiro del ddl di riforma della scuola e per aprire un confronto su un altro disegno di legge già depositato: la Lip (Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica)”.
Tra i tanti messaggi ‘postati’ su Facebook, abbiamo colto questo: “Insegnanti, personale ata, studenti e genitori uniti per affermare che la scuola pubblica è il cuore della democrazia, pertanto basta umiliarla e ucciderla con politiche di austerità!”.
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