Ci sono aggiornamenti sul caso di Lavinia Montebove, la bimba che soli 16 mesi, nell’agosto del 2018, è stata investita nel parcheggio di un asilo nido da una macchina guidata dalla mamma di un’altra bambina.
Come riporta Il Corriere della Sera il giudice, al processo di primo grado, ha condannato a due anni e sei mesi la maestra con risarcimento danni (da quantificare) e a un anno l’investitrice, con patente sospesa per lo stesso periodo. La bambina, da quel tragico giorno, si trova in coma vegetativo irreversibile.
La maestra, titolare dell’asilo, era imputata di lesioni gravissime e abbandono di minori (stava con gli altri bambini, senza accorgersi che Lavinia era uscita gattonando). “Aspettavamo questo momento ma non per le condanne o per chiudere questa vicenda che pure è un sollievo. Ma per noi era importante avere una verità e vedere scritto che quello che è successo non è stata una fatalità come un meteorite che cade, ma ci sono state delle colpe e negligenze. Lavinia non tornerà mai quello che era ma così è un po’ più facile accettarlo”, queste le parole della madre della bambina.
Ecco la deposizione della maestra, riportata da RomaToday, rilasciata nel 2022: “Erano le 9.50 e io ero sola, c’erano 5 bambini. Faceva caldo e i bimbi chiedevano di andare fuori. Ho pensato di andare prima delle 10, una mezz’ora prima della merenda. Dopo 20 minuti ho detto rientriamo e un bambino ha richiamato la mia attenzione, non riusciva a scendere dall’altalena e doveva fare pipì, stava togliendo il pannolino e temeva di farsela addosso. L’ho preso in braccio e con l’altra mano tenevo la manina di Lavinia”. La docente ha ammesso di non avere chiuso il cancelletto pedonale nel rientrare nella struttura “perché avevo le mani impegnate”, e poi ha riferito di avere lasciato Lavinia seduta all’interno, contro il portone d’ingresso. “Aveva ancora le scarpette, ha detto, perché stava imparando a camminare”.
Il racconto, interrotto più volte dalle lacrime della maestra, arriva al punto più importante. La maestra ha raccontato che mentre accompagnava in bagno il bambino, un’altra bambina aveva richiamato la sua attenzione per usare la toilette. Stava “cercando un fazzoletto” – questione di secondi, ha ribadito lei – quando hanno iniziato a risuonare le urla dall’esterno: “Uscendo ha visto di Lavinia stesa sull’asfalto a pancia in giù, immobile”.
“Tetraparesi spastica, diabete insipido, trombosi dei seni venosi, insufficienza respiratoria cronica, trauma cranico da schiacciamento”, sono solo alcune delle terribili conseguenze dell’incidente.
La docente è stata prima imputata per abbandono di minore e poi per lesioni gravissime e per aver abbandonato la classe. Proprio per questo cambio di imputazione la difesa aveva chiesto l’istituto della messa a prova. Se questa richiesta fosse stata accolta la maestra imputata prestando la sua opera di volontariato sociale avrebbe chiuso i conti con la giustizia senza reato, né sentenza.
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