C’è unanime consenso per lo sblocco della trattativa che porta rinnovo del contratto della scuola: anche se di fatto il Governo non ha prodotto quelle risorse aggiuntive lungo reclamate dai sindacati, la svolta è arrivata dopo che il ministero dell’Istruzione ha detto sì alla richiesta sindacale di dirottare proprio sul rinnovo contrattuale i 300 milioni dell’ultima legge di bilancio destinati al salario accessorio.
A rimarcarlo, il giorno dopo il via libera, è stata la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci: dopo avere ricordato che “la Giornata mondiale dedicata ai docenti ci ricorda che la trasformazione dell’istruzione inizia con gli insegnanti”, la sindacalista ha detto che “anche il buon risultato ottenuto in queste ore, rendendo disponibili altri 300 milioni di euro per il rinnovo del contratto nazionale, va in questa direzione”.
Il fatto è che il personale scolastico ha estremo bisogno di quell’aumento. “L’aumento galoppante dell’inflazione sta producendo un evidente peggioramento delle condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro Paese. Ad aggravare il quadro, l’assenza di un intervento reale finalizzato agli aumenti salariali”, ha rimarcato la Usb Scuola.
Il sindacato di base, dopo avere detto che i 300 milioni di euro spostati sul rinnovo contrattuale “sono insufficienti” e che servirebbe “un aumento di almeno 300 euro netti per tutti i dipendenti della scuola”, si è soffermato sugli stipendi di coloro che operano nella scuole, che “si trovano a vivere in una condizione oggi più che mai insostenibile: un collaboratore scolastico con una anzianità media fra i 15 ed i 20 anni percepisce uno stipendio lordo di circa 1.500 euro al mese per 150 ore di lavoro“.
Il calcolo, sempre secondo il sindacato, è presto fatto: “una paga oraria di 10 euro lordi, tassati fra il 27 ed il 33 per cento, che vuol dire una paga oraria di circa 7 euro l’ora. Un salario indecoroso, che mette questi lavoratori pubblici in una condizione di estrema difficoltà, soprattutto con l’aggravarsi di una crisi economica”, conclude la Usb Scuola.
In queste condizioni, quindi, anche un centinaio di euro lordi può diventare utile per ridurre la portata della crisi economica e arrivare a fine mese con un po’ meno affanno.
Ecco perché raccoglie solo consensi la richiesta del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, al Dipartimento della Funzione Pubblica di convogliare sul Ccnl 2019-21 le risorse aggiuntive stanziate dalla Legge di Bilancio 2022 e destinate inizialmente alla valorizzazione della professionalità e al salario accessorio docente: quando arriverà il sì del dicastero per la PA alla richiesta di Bianchi, la firma del nuovo contratto per la scuola sarebbe praticamente cosa fatta. Ma anche buona e giusta.
La pensa così Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che cita “la crisi energetica e l’inflazione galoppante, le cui conseguenze peggiori su famiglie e cittadini devono ancora realizzarsi”, per sostenere che “lo sblocco del contratto diventa ancora più rilevante: per gli insegnanti e il personale Ata, che prendono stipendi praticamente fermi da troppi anni, è stato fatto un primo importante passo in questa direzione, che porterà fino a circa 125 euro ai docenti e a 85 euro per il personale Ata. Il prossimo lo dovrà fare il nuovo Governo, per coprire o almeno ridurre in modo importante i gap stipendiali che l’Ocse ha evidenziato tra i docenti italiani e quelli degli altri Paesi: per pareggiare i conti, ogni lavoratore della scuola dovrà avere almeno altri 200-300 euro netti con il Ccnl 2022-24″.
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