
Oggi, lunedì 17 marzo, si terrà a Roma, nella sede del Centro Studi per la Scuola Pubblica (Cesp), un convegno rivolto al personale scolastico dal titolo, Lavorare a scuola: quali sfide per il personale Lgbtqi+, in collaborazione con la Rete Insegnanti & Educatrici/tori Lgbtqi+.
L’iniziativa nasce dal bisogno di capire che significa essere un o una docente lesbica, gay, bisessuale, trans, queer o intersex (Lgbtiqi+), analizzando le sfide che deve affrontare quotidianamente il personale della scuola che appartiene alle cosiddette sexual e gender minorities.
L’argomento, oltre a essere esternamente delicato, tocca un punto nevralgico della nostra società, in un momento in cui dagli Usa, e da taluni governi europei di destra, partono bordate contro i diversi e gli estranei, in un rigurgito di razzismo che fa impressione, fino alla grottesca cancellazione del nome “Enola Gay” all’aereo che sganciò la prima bomba atomica su Hiroshima.
Anche in Italia, dicono gli organizzatori, si sta insinuando un clima di altrettanta fobia cosicché essere docente lesbica, trans o un docente gay o bisex comporta il più delle volte l’impegno gravoso a tenere sotto controllo, e quindi gestire, il rapporto tra la propria identità personale e quella professionale: una sorta di vigilanza costante rispetto al proprio ambiente di lavoro, composto da studenti, colleghi e famiglie.
La Rete Insegnanti & Educatrici/tori Lgbtqi+, intitolata a Mariasilvia Spolato, docente di matematica, lesbica e militante nei movimenti omosessuali, ha sostenuto da sempre il principio della visibilità a scuola, come luogo di lavoro, in cui non ci dovrebbero essere ostacoli nell’esprimere la propria identità, purché il contesto scolastico rappresenti un ambiente libero da discriminazioni e pregiudizi, condizione questa non certo diffusa in Italia.
“Sono dunque molte le sfide che il Convegno di Roma vuole comprendere, anche per trovare possibili soluzioni che possano garantire a docenti Lgbtqi+ un luogo di lavoro sicuro, dove vivere serenamente il rapporto tra identità personale e professionale, senza ricatti e senza subire l’invisibilità imposta da un sistema sociale e politico che non tollera le differenze”.