Giunge quest’anno alla sua quinta edizione il Festival del Classico, una manifestazione promossa con lo scopo di avere paradigma interpretativo, ancorato alla memoria del passato ma capace di orientare il futuro.
“La cassetta degli attrezzi – spiegano gli organizzatori – la mettono a disposizione i classici, libri che non offrono soluzioni semplificate, ma ripropongono antichi dilemmi, non presentano un’immagine unilaterale ed edulcorata dell’uomo e del mondo, ma danno da pensare”.
Per quattro giorni, a partire dal 1° dicembre, si susseguiranno presso il Circolo dei Lettori di Torino lezioni, dialoghi, letture, dispute dialettiche, presentazione di libri, spettacoli teatrali, alimentati dalle parole della letteratura e della filosofia, sullo sfondo della storia.
L’edizione del 2022 è dedicata al tema del lavoro.
Alla domanda “perché Adamo fu condannato a lavorare?” il presidente onorario del Festival Luciano Canfora risponde: “Perché aveva ceduto al desiderio di attingere all’albero della conoscenza. È con questa scena odiosa che ha inizio la storia umana secondo una tradizione che ha rischiato di imporsi come verità storica. In questa scena archetipica confluiscono due concetti oscurantistici: la conoscenza va preclusa, il lavoro è un disvalore, anzi una condanna”.
Nella nostra intervista parliamo con il curatore, il professore Ugo Cardinale che entra nel merito del tema e ci spiega perché la cultura classica può servire a rispondere ai molteplici problemi che oggi abbiamo di fronte, a partire da quello del lavoro.
Senza dimenticare che la schiavitù fa ancora parte del nostro sistema sociale.
Non a caso il logo della manifestazione di quest’anno, ideato dall’artista Ugo Nespolo, è una riproduzione della Nike di Samotracia rivista e stilizzata in modo da richiamare i rider che pedalano nelle nostre città per portare a termine le loro consegne.
Nel sito WEB del Festival è disponibile il programma completo della manifestazione.