Nella pubblica amministrazione lo smart working continuerà ad essere adottato in modo massiccio, per circa per la metà dei lavoratori, almeno sino a fine anno: poi, nel 2021, si procederà a un piano complessivo di riorganizzazione di tutte le mansioni che si possono svolgere anche da casa. Lo prevedono alcuni emendamenti al decreto Rilancio approvati dalle commissioni del Camera, in particolare da quella Bilancio che spesso fa da ago della Bilancio.
La volontà di continuare con le attività lavorative eseguibili da remoto, si sta tentando di legiferare con un emendamento al decreto Rilancio, del M5S, che conferma lo smart working per altri sei mesi, introduce il “Piano organizzativo del lavoro agile” (POLA), con il quale dal 1° gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%.
Secondo la ministra per la PA, Fabiana Dadone, stiamo assistendo ad una vera “rivoluzione”. Con l’emendamento si introduce anche l’Osservatorio del lavoro agile “per raccogliere dati e informazioni fondamentali e permettere di programmare al meglio le future politiche organizzative delle Pa e lo sviluppo delle performance di dirigenti e personale”.
“Nel frattempo – ha scritto Dadone su Fb – con le organizzazioni sindacali abbiamo portato avanti il confronto sul protocollo di sicurezza perché i dipendenti pubblici possano rientrare in piena tutela e continuare a dare il proprio contributo in questa fase di rilancio del Paese”.
“La pandemia – ha continuato la ministra – ha avuto un impatto cruciale che sta già trasformando e trasformerà gli assetti sociali, economici, ambientali e delle politiche pubbliche. Il lavoro agile è parte integrante di questa trasformazione e chi lo nega o ne derubrica la portata a elemento di polemica politica non ha capito nulla o fa finta di non capire. Le rivoluzioni si possono guidare o subire. Preferisco governarle”.
Il decreto Rilancio, con le modifiche sul “lavoro agile” nella PA almeno sino alla fine del 2020, arriverà in Aula lunedì 6 luglio, dove il Governo dovrebbe porre la fiducia per inviarlo il prima possibile al Senato: qui, però, ci sarà appena il tempo di approvare le modifiche, vista la scadenza del provvedimento il 18 luglio.
Intanto, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha parlato di “lavoro agile”: intervenendo ad un convegno on line dal tema ‘Attuare un modello di crescita alternativo’, ha detto che “il coronavirus cambierà profondamente la struttura della nostra economia, ci sarà un’accelerazione verso la digitalizzazione, i settori dei servizi e della manifattura saranno organizzati in modo diverso con quest’ultimo che vedrà un aumento della robotizzazione”.
La presidente si è soffermata proprio sullo “smart working: ha cambiato il nostro modo di lavorare, per cui ci saranno cambiamenti nel modo in cui viviamo, produciamo e vendiamo”.
Tra i cambiamenti in atto Lagarde ha spiegato che negli Stati Uniti la maggior parte delle aziende pensa di far lavorare i dipendenti “almeno un giorno o due giorni da casa”, in smart working, piuttosto che in ufficio.
Lagarde si è quindi detta “fiduciosa che l’Europa sarà in grado di gestire questa immensa transizione”.
La numero uno della Bce ha infine avvertito che il coronavirus “porterà anche ad un aumento delle diseguaglianze”: una dichiarazione che si allinea i dati Istat del giorno prima, che ha bocciato la didattica distanza, perché escluderebbe troppi bambini di famiglie numerose, indigenti, in prevalenza del Sud.
Nella scuola, quindi, la didattica a distanza, effetto dello smart working dei docenti, deve essere considerata proprio l’ultima evenienza: la stessa ministra Lucia Azzolina ha detto che la DaD potrebbe tornare solo nel caso dovesse riesplodere la pandemia con contagi su larga scala.
Più fattibile appare il proseguimento delle attività in modalità remoto per il personale Ata, in particolare per gli assistenti amministrativi, i quali potrebbero infatti garantire a turno da casa il servizio professionale da realizzare all’interno delle mura scolastiche.
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