Generale

Lavoro chiama, scuola risponde

“Non scholae, sed vitae discimus” dicevano i latini orientando lo studio e l’apprendimento di nozioni e conoscenze non tanto al sapere scolastico, ma quanto alla vita professionale del domani, allo sviluppo delle competenze che si apprendono sui banchi di scuola per essere in seguito messe in atto nella professione futura.
La scuola che tende a formare uomini e cittadini non può trascurare la dimensione del lavoro e la proposta di esperienze didattiche di alternanza scuola-lavoro che la Legge 107/2015 ha messo in atto è orientata, appunto, in questa direzione.
L’espressione “alternanza” ha diretto l’attenzione a svolgere qualcosa al posto della scuola e tanti ragazzi assegnano al progetto alternanza la dimensione di “evasione”, “distrazione”, mentre l’esperienza, inserita nel curricolo scolastico, è vera scuola per la vita, se fatta bene.
Nei dibattiti politici, nei convegni, come nella recente 48° Settimana sociale di Cagliari, il tema del lavoro è centrale, ma spesso di tutto ciò restano soltanto le parole, le indagini, le statistiche, mentre non si è ancora riusciti a dare un’efficace svolta ad una così grave emergenza sociale.
E’ indicativo il titolo del recente libro del gesuita padre Francesco Occhetta, “Il lavoro promesso”, dedicato «a chi sta cercando lavoro» in risposta alla “provocazione” di Papa Francesco che nell’enciclica Evangelii gaudium associa al lavoro quattro termini: «libero, creativo, partecipativo e solidale” che costituiscono le colonne portanti di un’impalcatura capace di reggere e controbilanciare la prassi delle raccomandazioni e delle facili norme di accesso al lavoro che rimane precario, occasionale e incerto e crea delusioni e frustrazioni.
Il lavoro come «una parola promessa, a volte tradita, spesso mal vissuta» scrive padre Occhetta – della redazione de La Civiltà Cattolica – rivela il preciso intento di tenere insieme due tensioni: dare voce ai processi in corso che stanno creando (nuovo) lavoro e imparare a formarsi, a cercarlo e a trovarlo. Occorre dare voce a un processo culturale e politico in atto, che va guidato e accompagnato.
Il progetto didattico di “alternanza” è pensato in questa direzione, ma spesso viene organizzato e vissuto come semplice e formale adempimento di ore, senza produrre quei necessari apprendimenti, capaci di “modificare il modo di pensare, di sentire e di agire” dello studente che si affaccia al mondo del lavoro e spesso s’imbatte in prove testimoniali di disimpegno, superficialità e carenza di professionalità.
Non basta vedere il lavoro, ma condividerne le fatiche, i ritmi, le responsabilità, pianificare i tempi organizzativi e le regole.
Osservando il mercato globale si nota che l’Italia mantiene posizioni di eccellenza nella produzione, nel mercato enogastronomico, nel settore turistico, ma si allarga il «mismatch», il divario tra lavoro e formazione, tra la domanda di competenze delle imprese e la preparazione dei giovani che escono dalla scuola e i posti restano vacanti (si parla di oltre 258 mila) alla faccia della disoccupazione.
La nuova emergenza sollecita, quindi, che siano armonizzate «techne e theoria» così da permettere a domanda e offerta di incontrarsi naturalmente. «Dire lavoro significa pensarlo come una grande pianta che produce ossigeno. Spesso ci si preoccupa solamente dei frutti che tardano a germogliare, quasi mai s’investe sulla cura del tronco e sul nutrimento delle sue radici».
Il lavoro è, infatti, un «atto creativo», come sostiene il giornalista padre Occhetta, «creare e ricreare, esattamente come ce lo racconta il libro della Genesi quando Dio crea».
Le grandi sfide di oggi che il progresso lancia nella direzione 4.0 mettendo in atto meccanismi, ieri impensabili, d’intelligenza artificiale e di modificati rapporti macchina-lavoratore, sollecitano una competenza di base che stenta a decollare, perché priva di radici e di modelli.
La scuola dovrebbe dare l’input a tutto ciò, ma spesso si limita alle semplici “osservazioni” di fatti e ambienti, senza far scattare la molla delle possibili innovazioni creative e funzionali a fare meglio e con minor impiego di soldi, di tempo e di energie.
La missione del sindacato oggi, il ruolo culturale del Terzo Settore, la crescita del lavoro domestico di cura, il delicato rapporto fra lavoro e ambiente, il lavoro e la dignità delle persone, temi trattati nella Settimana sociale di Cagliari, aprono nuovi orizzonti e rinnovate prospettive che dovrebbero aprire , se tradotte in prassi operativa, una nuova strada da percorrere ed una qualificata formazione da acquisire per rispondere alle sfide della quarta rivoluzione industriale che , purtroppo, trova una scuola impreparata a rispondere.
Oggi, nella contemporaneità “liquida” della Quarta Rivoluzione Industriale la nuova tendenza è indirizzata al “lavoro creativo” termine usato, per sottolineare lo spartiacque tra il lavoro del XX secolo e quello del XXI. Una nuova cultura di flessibilità dovrebbe indirizzare la ricerca e lo stile del lavoro, che non dovrebbe essere creato dallo Stato, ma dalle imprese. Alle istituzioni spetta tuttavia il compito di “rimuovere gli ostacoli” alla creazione e alla garanzia dei posti di lavoro, eliminando l’eccessiva burocrazia, le lungaggini della giustizia civile, l’enorme tassazione, la corruzione e il clientelismo, il costo eccessivo dell’energia rispetto alla media europea, i problemi dell’accesso al credito o a forme alternative di finanziamento, come quella del capitale a rischio, o dell’accesso alla banda larga per tutte le imprese del Paese.
Appare originale il servizio del progetto TuttoAlternanza ideato per gli studenti mediante un appassionante percorso di giornalismo in smartworking, la modalità di lavoro del futuro, ma che è già presente Svolgendo tre moduli di 45 ore ciascuno gli studenti svilupperanno competenze in: giornalismo carta stampata, web journalism e giornalismo radio-televisivo, producendo alla fine del percorso la pubblicazione di un e-Book come frutto del lavoro svolto.
La socializzazione delle buone prassi di alternanza, i progetti di qualità e di eccellenza che diverse scuole hanno realizzato, confermano che si può fare tanto, e i buoni frutti lo dimostrano, basta volerlo.

Giuseppe Adernò

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