Gli avvocati giuslavoristi dell’Associazione “Lavoro è Dignità”, in una lettera aperta indirizzata alla Preside del liceo Michelangelo di Firenze Annalisa Savino, assicurano: “Gentile dottoressa, Le scriviamo per mettere a Sua disposizione, qualora mai le misure disciplinari anticipate dal Ministro Valditara dovessero venire formalizzate, la nostra professionalità, essendo la nostra associazione composta di oltre 300 avvocati del lavoro su 49 differenti fori in Italia”.
“Lei ha già bene illustrato -si legge su AskaNews- con la Sua comunicazione come iniziano i fascismi. Il motivo per cui Le offriamo la nostra totale – e ovviamente gratuita – disponibilità alla difesa è perché ci preme molto illustrare al Ministro Valditara anche come essi finiscono, e come si previene il loro ritorno. In Italia si è usciti dal fascismo approvando una Carta Costituzionale che prevede all’art. 21 il diritto di tutti a “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E al primo comma del primo articolo dello Statuto dei lavoratori del 1970 si dice “i lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione”.
“Quello che ha suscitato stupore in alcuni osservatori distratti – proseguono i giuslavoristi nella lettera a firma del presidente dell’Associazione Alberto Piccinini- è il fatto che il Legislatore abbia sentito la necessità di ribadire l’ovvio e cioè che la Costituzione si applica anche ai lavoratori ed anche mentre svolgono la loro attività. Ma purtroppo il suo caso dimostra come non sia ovvia la cittadinanza democratica del lavoro perché chi comanda tende sempre a dimenticarsene, ed è per questo che vorremmo fossero tantissime le voci da far sentire bene bene bene al Ministro.Ed infatti- contrariamente a quanto prevedono le Carte Costituzionali di altri paesi che pure sono usciti dai nazi-fascismi del novecento come Spagna e Germania – nel nostro ordinamento non esiste un diritto ad essere informati ma solo un diritto ad informare. È per questo che abbiamo molto bisogno di lei”.
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