Nell’intesa Aran-Sindacati del 7 agosto 2014 era previsto il riconoscimento del contributo una tantum a tutti i lavoratori beneficiari delle posizioni economiche conseguite dopo il 2011.
Ci sono ancora 3000 Ata (assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici) che non percepiscono il dovuto pagamento e continuano a svolgere i compiti previsti senza essere pagati, mentre gli altri 12000 lavoratori della stessa categoria sono stati già remunerati. Ma come è possibile? No, il criterio della fortuna o di chi ottiene prima la trasmissione dei propri nominativi non può essere un criterio valido per decidere chi pagare e chi no; non può essere un criterio valido in un paese civile!
Esistono diritti, sindacati e leggi a tutela del lavoratore ma, alla prova dei fatti, siamo nel 2016 ormai e si continua a negare a questi lavoratori la giusta remunerazione dovuta per le prestazioni aggiuntive rese e previste dalla posizione economica. Tutto ciò in completo dispregio a quanto previsto dall’articolo 36 della Costituzione “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Ribadendo il concetto che la condicio sine qua non per ricevere il contributo una tantum relativo alle posizioni economiche è, a monte, aver superato il concorso bandito dal MIUR e, a valle, aver svolto le prestazioni lavorative previste; ma, la trasmissione dei dati a sistema per i 3000 ATA non è mai avvenuta – ritardo fatale che non può essere addebitato al personale Ata beneficiario delle posizioni economiche – ed i Ministeri competenti devono procedere con i pagamenti ai lavoratori che hanno svolto il loro dovere come gli altri 12000 che hanno ricevuto il dovuto e stanno regolarmente percependo anche le quote correnti dovute da gennaio 2015 in poi.
Intanto i sindacati hanno preparato presso i loro uffici legali i ricorsi necessari per tutelare i lavoratori nelle sedi opportune ed al fine di far conseguire loro il giusto riconoscimento economico dovuto per le prestazioni lavorative rese.
Ma questa partita non si può concludere nelle aule del Tribunale, non è possibile addebitare anche questi oneri sociali a tutta la collettività, perché nessun Giudice potrà negare il diritto ai lavoratori di essere pagati per le funzioni svolte.
Umberto Terracini nel 1948 scriveva in un commento alla Costituzione repubblicana: “Le norme scritte nella Costituzione rimarranno sulla carta, non si realizzeranno automaticamente, se i lavoratori stessi non agiranno, non veglieranno affinché gli organi dello Stato le svolgano in nuove leggi, e l’amministrazione pubblica non esegua ciò che queste leggi disporranno”. E’ proprio in forza dell’articolo 36 della Costituzione della Repubblica Italiana noi chiediamo il giusto compenso dovuto per il lavoro svolto, chiediamo la corresponsione del contributo una tantum dovuto dal 2011 e fino al 31 agosto 2014 e la riattivazione dell’emolumento da gennaio 2015.
Siamo qui a difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; a difendere il principio tutelato dalla Costituzione per tutti i lavoratori: Lavoro svolto = Remunerazione.
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