Categorie: Attualità

Lavoro infinito e stipendio basso: ecco il docente italiano

Arrivano in redazione decine e decine di sfoghi da parte di docenti che in diversi periodi dell’anno scolastico hanno un carico di lavoro non indifferente.

Infatti, come abbiamo scritto più volte, la professione dell’insegnante oggi è molto complessa, in quanto l’orario di lavoro non si riduce alle sole lezioni o interrogazioni, ma è decisamente ampliato da una serie di impegni e responsabilità che nel tempo sono aumentate.

Oltre alle normali ore di servizio settimanali da svolgere in classe, infatti, che sono 18 ore per la scuola secondaria, 24 per la primaria e 25 per l’infanzia, il docente ha l’onere di preparare ogni giorno il lavoro della giornata o dei giorni successivi, quindi impostare il materiale per le lezioni, i compiti in classe e la loro correzione, che spesso li porta a fare le ore piccole.

Se contiamo anche le ore di formazione obbligatoria nel corso dell’anno, ci rendiamo conto che fare l’insegnante oggi è davvero stressante e faticoso.

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A questo punto bisogna aggiungere anche gli oneri e le scadenze a cui vanno incontro i docenti neoassunti, che, sono disposte dal comma 116 della legge 107/2015: “Le attività formative previste per il periodo di prova sono organizzate in 4 fasi per una durata complessiva di 50 ore, come di seguito riportate, fermo restando la partecipazione del docente alle attività formative previste dall’istituzione scolastica ai sensi dell’articolo l, comma 124, della Legge, sulla base di quanto previsto all’art. 5:

 

  1. incontri propedeutici e di restituzione finale (6 ore);

  2. laboratori formativi (12 ore);

  3. peer to peer e osservazione in classe (12 ore);

  4. formazione on fine (20 ore)”.

 

 

Si potrebbe anche obiettare che proprio i neoassunti, che hanno forze fresche, non dovrebbero lamentarsi più di tanto, ma è innegabile che la mole di operazioni da compiere sommato al lavoro, spesso del tutto nuovo, portano in diversi casi ad una situazione di grossa difficoltà emotiva.

In questo discorso bisogna ancora soffermarsi anche sulla natura stessa del lavoro di docente, ovvero quello di dover insegnare ed educare minori, che dall’infanzia alle scuole superiori, posseggono ognuno una difficoltà specifica.

I casi manifestati della sindrome di burnout sembrano essere in aumento, specialmente in questi ultimi tempi quando, oltre al lavoro sommerso, le scadenze, le ore in aula con gli alunni, ci si mettono anche i genitori, sempre pronti con il dito puntato a prescindere contro gli insegnanti dei loro figli.

Se a tutto quello che abbiamo scritto aggiungiamo che gli insegnanti italiani restano fra i meno pagati d’Europa…

 

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Fabrizio De Angelis

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