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Lavoro, mancano sarte e ricamatrici. L’appello al Ministero di un’azienda di abiti da sposa: a rischio il Made in Italy. Ma non andava rilanciato?

In Italia manca il personale specializzato. La carenza è nota: ogni anno almeno 100 mila posti di lavoro rimangono senza titolare perché non vi sono operatori con competenze adeguate. La scarsità di manodopera è notevole soprattutto per quanto riguarda le professionalità moderne in grado di governare tecnologie sofisticate, in campo informatico e telematico. Ma non è detto. Vi sono “buchi” importanti di personale anche nelle aziende più tradizionali. Una di queste, che ha lanciato il grido d’allarme, produce abiti da sposa: presentando il nuovo progetto ‘Made in Italia 2026’, l’amministratore delegato della maison Signore, Gino Signore, ha detto che andando avanti di questo passo si rischia di non potere soddisfare le richieste dei clienti internazionali che scelgono prodotti di sartoria Made in Italy.

L’azienda della maison Signore, scrive l’Ansa, ha laboratori di produzione artigianale di abiti da sposa in Campania e in Puglia, tre flagship store in Campania, più di cinquanta rivenditori in Italia e altrettanti nel mondo, tra cui “il tempio del bridal mondiale: Kleinfeld a New York”.

A mancare all’appello, all’interno della filiera produttiva, sono più professionalità: sarti, modellisti, ricamatrici. Tutte figure di cui l’azienda necessita e di chi andrà a caccia nei prossimi sei mesi.

Ministero e Cfp ne tengano conto

La richiesta non va trascurata, soprattutto da parte dei docenti tutor, che dal prossimo mese di settembre avranno l’incarico di indicare e orientare tra i 40 e i 50 studenti testa (per ora solo del triennio finale delle scuole superiori) per favorire la scelta migliore dei loro percorsi di studio (in prospettiva anche di lavoro), in base soprattutto ad attitudini personali e possibilità di riuscita.

Certamente, anche lo stesso ministero dell’Istruzione e del Merito, come pure le realtà formative locali (comunali e regionali), i cosiddetti Centri di formazione professionali, alternativi al percorso degli istituti tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie.

Non a caso, secondo l’ad dell’azienda campana è “fondamentale che il mondo dell’istruzione pubblica formi, anche con il supporto delle aziende del settore, le figure richieste dal mercato”.e superiori statali e paritarie, dovranno tenere conto di queste esigenze da parte delle aziende.

Serve competenza

Secondo Gino Signore “la difficoltà di trovare figure professionali nel ricamo e nella sartoria rallenta la crescita delle imprese del Made in Italy. Oggi figure professionali come quelle operanti nel ricamo e nella sartoria sono introvabili”.

Ma occorrono persone con alta competenza, perché gli abiti prodotto dall’azienda campana, continua Signore, “sono interamente prodotti in Italia, rigorosamente realizzati a mano dalle nostre esperte première e minuziosamente ricamati dalle nostre ricamatrici”.

“Crediamo fermamente nel talento dei giovani, che possono dare un’immagine concreta alla bellezza del nostro Made in Italy, continuare a perpetuarne fama e riconoscimenti all’estero. Dalla loro energia – conclude l’ad di Maison Signore – nascerà l’avvenire del comparto, così come una nuova stagione di rilancio del Sud”.

La richiesta dell’azienda di abiti da sposa sembra, tra l’altro, andare a sensibilizzare un ambito, quello del rilancio del Made in Italy e delle filiere nazionali che lo portano avanti, su cui il Governo Meloni sta investendo molto, anche attraverso un disegno di legge che qualche giorno fa, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, è stato depositato alla Camera. E che nel 2024 potrebbe quindi incassare anche il via libera del Parlamento.

Alessandro Giuliani

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