L’avvocata Cathy La Torre, attivista sui social specializzata nei diritti delle persone Lgbtq+, è stata intervistata ai microfoni de Il Foglio. La La Torre, donna di sinistra, ha apprezzato alcuni aspetti del fare politica della premier Giorgia Meloni.
Ecco le sue parole: “Piaccia o no: Meloni dà una pista a tutti. Ormai è un modello per tante donne. Anche giovanissime: lo percepisco nelle scuole, la generazione Alpha si rivede in lei”, ha detto.
“Mi auguro che la sua svolta dia una spinta concreta a Palazzo Chigi: urgono leggi su Ius Scholae, suicidio assistito, adozioni, unioni di fatto. In Italia tante persone come lei conducono una vita monoparentale. E’ ora di finirla con la retorica della famiglia tradizionale”, ha aggiunto.
“Con grande stupore girando per le scuole incontra molti giovanissimi che si rivedono nel modello Meloni”, ha risposto in un commento su Instagram.
Secondo quanto è emerso dall’indagine della Tecnica della Scuola, due insegnanti su tre si sono detti a favore dello Ius Scholae.
L’indagine ha visto la partecipazione per il 735 di docenti, dirigenti, studenti, genitori e altro. La metà dei partecipanti vive al Nord (48.8%), mentre il resto è diviso equamente tra Centro, Sud e Isole.
Dai dati raccolti dal sondaggio, la maggior parte dei docenti (64.1%, quindi due su tre) e dei dirigenti (51.6%) si è detta favorevole alla cittadinanza agli studenti stranieri che abbiano completato un ciclo di istruzione. Tuttavia, soprattutto tra gli insegnanti ci sono stati anche diversi commenti contro la proposta.
Ecco alcuni commenti: “L’anello debole dell’istruzione nel nostro Paese è proprio il primo ciclo. Concedere la cittadinanza a chi lo abbia completato equivale ad un “liberi tutti” inaccettabile. Sarebbe più corretto pensare a concedere la cittadinanza a chi abbia completato anche il secondo ciclo di studi”; “Un ciclo di scuola completo sono favorevole, ma solo Quattro cinque anni no. Ho visto troppi mantenere una mentalità lontana dal essere italiana”; “No, perché anche la maggior parte delle scuole pubbliche è ormai un diplomificio: solo chi è ingenuo o in malafede può pensare che aver completato un ciclo di studi nel nostro Paese comporti l’acquisizione delle competenze linguistiche e culturali per essere cittadini italiani”.
Per quanto riguarda la categoria dei genitori degli alunni è risultata la più restia: poco più della metà (il 50.4%) non vorrebbe infatti estendere la cittadinanza italiana agli studenti stranieri.
Qui di seguito alcuni commenti dei componenti delle famiglie degli studenti: “Ci sono già regole per ottenere la cittadinanza, perché inventarsene di nuove? lo ius scholae non esiste in nessuna parte del mondo!”; “Ma per quale motivo nel nostro paese ci si inventa regole che non esistono da nessuna parte? Lo ius scholae è un’invenzione di qualche politico che evidentemente ha preso troppo sole!”.
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