Dovevamo aspettarcelo che l’intenzione era quella di equiparare il lavoro degli insegnanti a quello di qualunque altro impiegato pubblico.
Infatti dal Miur trapela un indiscrezione, che ha bisogno di trovare tutte le conferme del caso: aumentare, su base esclusivamente volontaria, l’orario di servizio dei docenti delle scuole secondarie da 18 a 24 ore settimanali. Ma c’è di più al riguardo, infatti si starebbe pensando di regolare il servizio degli insegnanti, che sia di 18 o 24 ore, a prescindere dalle attività didattiche. In buona sostanza anche quando gli studenti sarebbero in vacanza, i docenti dovrebbero garantire il servizio orario settimanale ugualmente.
Quindi durante le giornate delle vacanze di Natale, fatta eccezione per le feste comandate (25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio e le domeniche), gli insegnanti dovranno essere presenti a scuola per attività di funzionali all’insegnamento. Quindi addio alle 40 + 40 ore previste all’art. 29 dell’attuale CCNL scuola? Sembrerebbe proprio di si, ma il tutto deve essere ancora confermato e soprattutto condiviso con i sindacati.
Si tratterebbe di un aumento del monte orario di lavoro notevole che andrebbe ad incidere pesantemente nella qualità dell’insegnamento. Ricordiamo che gli insegnanti lavorano tantissimo sulle attività funzionali all’insegnamento individuali, come la preparazione delle lezioni, la preparazione e correzione delle verifiche, la formazione e l’aggiornamento, cosa che non sarà più possibile garantire se diventasse obbligatoria la presenza continuativa a scuola per 24 ore settimanali e per 280 giorni l’anno. Se da una parte questo forte aumento della presenza a scuola degli insegnanti inciderà negativamente in tutto ciò che riguarda le attività funzionali all’insegnamento individuali, ci sarà un forte risparmio sul pagamento delle ore eccedenti, sulle supplenze brevi o anche meno brevi, sulle funzioni strumentali, sulle collaborazioni con il dirigente scolastico, sui corsi di recupero, sui progetti per il miglioramento dell’offerta formativa.
In buona sostanza il rischio concreto è che si abbassi la qualità dell’insegnamento a favore di una maggiore quantità di presenza fisica degli insegnanti a scuola. A questo punto l’insegnante andrà a prepararsi le lezioni e le verifiche a scuola, correggerà i compiti scritti sempre a scuola, perché non è più pensabile e tantomeno proponibile che si possa continuare, come succede adesso, il lavoro a casa. Attendiamo di capire se le intenzioni del ministro Giannini siano proprio queste e se per il prossimo San Silvestro le scuole saranno piene di docenti che svolgeranno tante, tantissime, attività complementari in cambio di una mancia stipendiale che farà veramente ridere.
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