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Le 24 ore a settimana dietro l’angolo?

Unicobas e l’associazione Professione insegnate mormorano che, a causa del mancato senso di “appartenenza” tra i docenti dei vari ordini di scuola, sarebbe gioco facile da parte del Governo non solo dividerli ulteriormente, ma anche spingerli a robusti contrasti. 
Il motivo, col pericolo paventato, sarebbero le famigerate 24 ore a settimana per la cui implementazione favorevoli sarebbero gli insegnanti della scuola dell’ infanzia e primaria, considerato che già ne svolgono fino a 26, contrari tutti gli altri.
E che ci sarebbe in aria, ma forse più che nell’aria, di imporre l’aumento dell’orario di lavoro da 18 a 24 ore, nelle secondaria di primo e di secondo grado, si percepirebbe dal fatto che l’attuale governo vorrebbe già nel 2014 riaprire la parte normativa del contratto, all’interno del quale inserire proprio questa sorta di salasso lavorativo, facendo leva sia sulla divisione dei docenti (elementari e medie) e sia su quella del sindacato.
Se d’altra parte, si borbotta, all’epoca del ministro Profumo non se ne fece nulla, fu per causa dell’imminente tornata elettorale, oggi questo timore non ci sarebbe, per cui nulla impedirebbe che si aprano le cataratte: dell’ignominia o meno, spetterà all’unità di tutti i prof definirle.
Tuttavia, aggiungiamo, il problema che giornalmente viene messo in primo piano riguarda quel famigerato debito pubblico, insieme alle enormi spese dello Stato che stanno superando gli 80 miliardi di euro annui e che da anni si dice devono essere ridimensionate.
Dove tagliare? Considerato che la Difesa (aerei, navi, elicotteri e personale), ministeri e costi della politica sono intoccabili e che sulla sanità c’è ormai poco da raschiare, nell’angolo è rimasta la scuola, già vessata è vero, e anche troppo, ma portatrice comunque di ulteriori risparmi, e apparentemente senza colpo ferire, considerato che ci si allineerebbe all’Europa che è Entità politica a convenienza e alla bisogna di una efficace demagogia. E come allora? Alzando il numero di ore settimanali ai docenti della secondaria di primo e secondo grado, oppure accorciando di un anno, da 5 a 4, il corso di studi delle superiori.
Se poi la valle di Josafat dei precari si ingolfasse a dismisura, se anche docenti di ruoli andassero a ramengo e se i ragazzi perdessero ore importanti di formazione sono questioni che non intaccherebbero minimamente l’olimpica stabilità della “Grosse Koalition”. Vedremo.

Pasquale Almirante

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