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Le aziende cercano 220mila laureati

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Lo riporta il Sole 24 ore su quanto evidenzia il sistema Excelsior-Unioncamere. Dunque per chi ha il famoso ‘pezzo di carta’ le opportunità di lavoro sono quasi il 60% del totale programmato. In pratica, su 367mila assunzioni non stagionali previste dalle imprese, 58mila sono riservate ai laureati, 160mila ai diplomati, in crescita rispettivamente dell’1,4% e del 2,6% rispetto al 2012.
Dall’analisi degli indirizzi di studio più ricercati dalle aziende, le quote di assunzioni riservate a laureati e diplomati si attestano rispettivamente al 15,9% e al 43,5% del totale di quelle programmate, in aumento rispetto al 2012, rileva Excelsior (sistema informativo Unioncamere- ministero del Lavoro).
Tra i laureati, i più ricercati continuano ad essere quelli che hanno scelto un indirizzo di laurea in economia (17.040 assunzioni, il 29,2% di tutti i laureati cercati dalle imprese), seguiti dai colleghi di ingegneria elettronica e dell’informazione (7.600 assunzioni, il 13% di quelle con laurea) e da quelli con indirizzo di studi sanitario e paramedico (4.790, pari all’8,2%). Tra i diplomati, l’indirizzo di studi più ricercato in assoluto è quello delle discipline amministrative e commerciali (37.640 assunzioni, il 23,6% di quelle per cui serve un diploma), seguito dall’indirizzo meccanico (14.890, il 9,3%) e da quello turistico-alberghiero (10.870 le entrate, pari al 6,8% dei posti disponibili ai possessori di un titolo di studi secondario e post-secondario).
”La domanda di lavoro delle imprese è la foto fedele delle prospettive del tessuto produttivo nazionale – dice il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – In questi anni, l’Italia è rimasta competitiva grazie alla qualità che sa produrre e alla capacità delle sue imprese più dinamiche di esportarla sui mercati mondiali. Per queste, la sfida si gioca al rialzo e dunque crescono i fabbisogni di personale altamente qualificato e già preparato ad essere operativo in azienda. Chi invece non riesce o non può agganciarsi ai percorsi della globalizzazione, perché il suo orizzonte è il mercato interno, si vede costretto a ridurre gli investimenti su nuove risorse umane. E’ un ulteriore segnale che, se non si fa uno sforzo straordinario per rilanciare la domanda interna – aggiunge Dardanello – si rischia di impoverire il capitale più prezioso di milioni di piccole e piccolissime imprese, che è dato dalle persone che ci lavorano”.