La maggiore predisposizione delle bambine verso gli studi si comincia ad intravedere quando hanno 9 o 10 anni: a quell’età, le femmine leggono e scrivono meglio dei coetanei maschi. Successivamente, il divario che cresce e diventa sensibile nell’adolescenza. A queste conclusioni sono giunti i ricercatori autori di un vasto studio realizzato negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista scientifica American Psychologist.
Durante lo studio sono stati analizzati 3,4 milioni di ragazzi statunitensi di 9-10 anni, 13-14 anni e 17-18 anni.
Ebbene, dai test è stato confermato che le ragazze, in generale, hanno ottenuto punteggi significativamente più alti dei ragazzi sia nella lettura sia nella scrittura durante il quarto anno della primaria.
Questo divario si è ulteriormente ampliato nel terzo anno della secondaria di I grado e all’ultimo anno della secondaria di II grado.
La differenza è stata molto più significativa per la scrittura rispetto alla lettura.
I ricercatori hanno avanzato diverse teorie per spiegare i risultati. I ragazzi avrebbero statisticamente più probabilità di avere una difficoltà nell’apprendimento e la pressione dei coetanei a conformarsi alle norme maschili che potrebbe indurli a non giudicare la lettura una priorità.
Un’altra spiegazione potrebbe essere nelle differenze di genere nel comportamento.
Gli esperti, infine, ipotizzano che le ragazze arrivino a usare entrambi gli emisferi cerebrali quando si trovano davanti a compiti di lettura e scrittura, mentre i ragazzi hanno maggiori probabilità di usare un singolo emisfero del cervello.
Ora, però, prescindendo dalle motivazioni, secondo gli esperti statunitensi un dato appare ormai conclamato: quello relativo al fatto che il gap non derivi dalle esperienze, ma sia innato.
“Il pensiero comune – ha detto David Reilly, della Griffith University e autore principale dello studio – è che i ragazzi e le ragazze della scuola elementare inizino con la stessa abilità cognitiva, ma questa ricerca suggerisce il contrario”.
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