Alzarsi in piedi, all’ingresso dell’insegnante in aula, sembra una pratica sempre più obsoleta, retaggio di una tradizione autoritaria; e invece «C’è un fil rouge che parte da piccoli atti educativi non riconosciuti, senza i quali, per gradi, si può arrivare a forme di maleducazione o addirittura violenza verso i prof. Abitudini che non sono formali, ma formative».
Il Corriere della Sera prende in considerazione uno dei momenti più importanti dell’aspetto educativo dei ragazzi, quello delle buone maniere e del rispetto del ruolo del prof.
“Un discorso, quello sul rispetto, che diventa sempre più urgente, perché è l’ingrediente che sembra mancare sempre più, nella scuola. Chi lancia il cestino sulla maestra, chi fa sesso sui banchi, chi fuma in cortile, chi smanetta sul cellulare: le declinazioni della maleducazione sono infinite”, precisa il Corriere: ma quanti insegnanti sono disposti ad accettare che i propri alunni si alzino al loro ingresso in aula?
«Un cordiale “buongiorno” basta e avanza. Le forme basate su principi di autorità da Ancien Régime non funzionano», sostiene qualche prof, mentre altri: «Alzarsi in piedi per accogliere un insegnante, non è un gesto militaresco ma una modalità per accogliere una persona con cui si inizia un percorso».
Ma se nella scuola di oggi molte formalità sono state archiviate, da dove iniziare a insegnare a rispettare il prossimo?
Ma poi, aggiungiamo, si tratta di formalità o di accettare il fatto che il docente, entrando in classe, rappresenta lo Stato e le Istituzioni con tutto il loro peso? Non si alzano forse, in un’aula di Tribunale, tutti i presenti all’ingresso del Giudice? E non è forse un atto di riconoscimento, non all’uomo, ma a ciò che lui rappresenta? La Giustizia cioè e l’autorevolezza della Legge?
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