Attualità

Le campagne elettorali ricche di promesse si scordano sempre dell’istruzione

Ogni campagna elettorale è ricca di promesse, di buone intenzioni, di buoni progetti.
Si promette, chiedendo i voti per poi essere in grado di mantenere.

Ma poi, come si sa, sono i contratti tra partiti, cioè i compromessi, a farla da padrona.
Ma su una cosa i diversi cartelli elettorali sembrano, direi stranamente, non molto interessati.

Sì, si parla di equità, di alcune priorità, come le infrastrutture, il taglio del cuneo fiscale, gli aumenti degli stipendi, i contributi per questi e quest’altri, è così via. Magari senza dire dove si troveranno i soldi. Ma l’investimento sulla formazione, cioè sull’uomo in quanto uomo, sembra perdita di tempo. E non solo per questo governo.

Meglio dunque non parlarne. Basta vedere i dati sull’analfabetismo funzionale.
Provare per credere: al volo, di sorpresa, faccio leggere un fondo di un giornale, anche sportivo, ad un giovane o ad un adulto. Riescono, in due parole, a dire cosa hanno letto?
Hanno capito quello che stavano leggendo? Riescono, poi, a distinguere tra percezione e realtà? Abbiamo il 50% dei ragazzi italiani che non legge un libro in un anno.

Si capisce il perché i valori dell’Occidente sono in crisi, perché si ha poca fiducia reciproca, perché si vive sul risentimento e sull’invidia, perché si fanno pochi figli, perché i nostri ragazzi in gamba scappano all’estero.

Perché non si investe in cultura: con la cultura non si mangia! L’ultimo a ripetere questo slogan è il presidente brasiliano Bolsonaro. E chi se ne importa, sembra giustificarsi la mentalità dominante!

Non sono, non sarebbero cose importanti. Ogni crisi economica è sempre preceduta da una crisi culturale. Basta studiare, basta studiare la storia, per farsene un’idea.

Ogni distribuzione di ricchezza può essere cioè equa solo se c’è un’equa distribuzione della conoscenza. Qual è il Ministero più importante di tutti? Quello dell’istruzione. Ma per i vari governi invece non è così, vista la scelta di personalità grigie. Cambiano i governi, cambiano i parlamenti, ma i risultati li conoscete. I dati sono costanti da anni.

Gianni Zen

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