I lettori ci scrivono

Le classi pollaio e la “discesa verso le stalle”

Classi pollaio, la discesa verso le “stalle”, dopo essere saliti verso le stelle. In altri termini, “tra il dire e il fare c’è l’oceano”.

Le indicazioni nazionali, “la salita verso le stelle”

Si legge nel documento ” Indicazioni nazionali e nuovi scenari
(…) la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. 
(…) la scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e “il saper stare al mondo”…
In tale scenario, alla scuola spettano alcune finalità specifiche: offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; favorire l’autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi.(…)
La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio.
(…) In entrambi i casi con la finalità sancita dalla nostra Costituzione di garantire e di promuovere la dignità e l’uguaglianza di tutti gli studenti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e impegnandosi a rimuovere”

Classi pollaio, “la discesa  verso le stalle”

Tra gli insegnanti chi può dirsi in disaccordo con queste riflessioni “alte”, “troppo alte”? Chi può obiettare sulla formazione dell’uomo e del cittadino?  Sul carattere inclusivo della scuola che ha come suo “fondamento e coronamento” la Costituzione?
I problemi nascono quando vivi ogni giorno in una classe pollaio. Ti accorgi che la formazione profonda, generatrice di competenze è fortemente compromessa. Fai l’esperienza più negativa: la classe è una landa desolata dove la pedagogia è stata accompagnata fuori dalla porta. Al suo posto regna l’ottimizzazione delle risorse, che si declina in una didattica di superficie che a fatica riesce a produrre conoscenze e capacità adeguate alla formazione di ogni alunno. Sperimenti l’enorme difficoltà a raggiungere tutti, ognuno e quindi a dare concretezza al principio costituzionale dell’inclusione ” senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
In conclusione fai l’esperienza delle “stalle”, dopo essere salito sulle “stelle”, arrivando all’amara constatazione che non sono i pedagogisti a governare il Miur, bensì i ragionieri eterodiretti dal mantra del finanzcapitalismo. Questi da dieci anni, ignorando le diverse sentenze che hanno formalizzato l’incostituzionalità delle classi pollaio, emanano la nota annuale. L’ultima è quella del marzo scorso, dove si evince la scomparsa della persona a vantaggio di numeri e rapporti.

di Gianfranco Scialpi 

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