Ridurre drasticamente il numero degli alunni per classe è ormai urgente se si vuole salvare la scuola. Tra i tanti mali vi è quello delle classi pollaio, ossia delle aule che contengono oltre 34-35 alunni, fino ad arrivare in alcuni casi anche a 38-40 alunni. Ma come si fa ad insegnare in classi cosi numerose? I docenti vengono sottoposti ad uno sforzo psico-fisico notevole. E poi i compiti da correggere, le verifiche orali da fare. Non basta un intero quadrimestre ad interrogarli tutti. Ma dai vertici del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nonostante conoscano bene la problematica, continuano a fare orecchi da mercante complice la politica italiana. Il problema c’è ed è lapalissiano perché l’obiettivo del Ministero è quello di accumulare e non acculturare, con il preciso disegno politico di risparmiare soldi sulla pelle dei docenti.
Altro che Buona Scuola! Questa non è la scuola che forma ma che deforma, non è la scuola che include, ma che esclude, non è la scuola che assume, ma che illude migliaia di giovani docenti alle prime armi nella professione insegnante, non è la scuola che compie il ricambio generazionale, ma che fa restare dietro la cattedra personale docente che ha oltre quarant’anni di insegnamento e che non vede l’ora di godersi la meritata pensione. Le classi pollaio rappresentano, dunque, l’altra faccia della medaglia della scuola. Per lavorare bene e formare nel modo giusto facendo acquisire agli alunni quelle competenze spendibili nella vita le classi non devono essere formate da più di 22 alunni, un numero che scende se vi è un alunno disabili. Invece ci sono, purtroppo, realtà scolastiche in Italia le cui classi pollaio includono anche gli alunni disabili. È veramente vergognoso e non si può minimamente pretendere di elevare le conoscenze e le competenze degli allievi avendo dinanzi scolaresche di circa 40 alunni.
Per di più la generazione di oggi che è turbolenta, frizzantina, irrispettosa delle regole della convivenza civile non può permettersi il lusso di stare in classi numerosissime. Uno Stato che pensa solo a risparmiare sui è uno Stato patrigno che non rispetta e ama i propri figli, cioè i cittadini, in questo caso i docenti. Questo manca alla scuola!
Mario Bocola
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