Piergiorgio Carrescia (Pd) è il primo firmatario di una mozione alla Camera per facilitare ai figli dei detenuti di vistare i genitori senza assentarsi da scuola e il testo ha trovato subito una larga disponibilità da parte di altri deputati da Pd, Sel, Scelta civica e gruppo misto.
Tempi.it ne ha parlato proprio con Carrescia per il quale, stando ai dati dell’amministrazione carceraria, al 31 dicembre 2012, sarebbero 65 mila i detenuti che hanno dichiarato di avere un totale di 24.564 figli. “Purtroppo la nostra organizzazione penitenziaria fa ricadere le colpe dei genitori sui figli” infatti, dice il deputato Pd, “i
colloqui con i genitori detenuti consentiti (per un massimo di sei visite al mese) avvengono di solito come tutti gli altri colloqui, solo nei giorni infrasettimanali, ad esclusione dei giorni festivi e della domenica. E per di più di mattina, in orari “di lezione”. Secondo uno studio condotto in una tesi di laurea, per esempio, nella regione Marche dei circa 400-500 minori figli di detenuti solo alcuni riescono nel corso dell’anno scolastico ad avere un colloquio con i genitori. È un problema gravissimo e la Commissione mista per lo studio dei problemi della magistratura di sorveglianza è stato il primo organismo istituzionale italiano a portarlo all’attenzione dell’amministrazione penitenziaria, chiedendo di introdurre maggiore flessibilità per gli orari d’accesso, utilizzando i giorni festivi e le domeniche. Per questo abbiamo presentato la mozione parlamentare. Bisogna risolvere il problema quanto prima, dato che si è già aperto un nuovo anno scolastico.”
E Carrescia aggiunge ancora: “Ho incontrato in particolare il figlio di un detenuto, che mi ha raccontato cosa ha comportato per la sua famiglia avere un padre in carcere, parlarne con gli amici: sono situazioni molto personali e non voglio addentrarmi, ma sicuramente la difficoltà per queste persone è anche psicologica. Per un bambino o un ragazzo il fatto di doversi assentare da scuola per visitare il genitore in carcere, oltre al problema concreto, pone un problema psicologico, la ferita di doversi giustificare con gli insegnanti o i compagni di classe e a volte di essere giudicati. Non ci si pensa mai, ma i figli dei detenuti sono a loro volta vittime del reato”.
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