Ogni tanto, a cadenza ciclica e puntualmente come un orologio svizzero, vengono evidenziati gli strafalcioni dei nostri politici in Geografia, senza distinzione né di casacca, né di partito. Posso citare, ad esempio, Luigi Di Maio, il quale nel 2018 chiese al governatore della Puglia, Emiliano, quali fossero i programmi riguardo Matera, che è in Basilicata; per ultimo, il sottosegretario agli Esteri Di Stefano, che ha confuso i libanesi (Libano; Asia), con la popolazione libica (Libia, Africa). Per “par condicio” cito infine Matteo Salvini, il quale affermò l’esistenza di un confine tra Cina e Giappone, quando quest’ultimo è un arcipelago.
Il clamore che deriva da questi banali errori (trattandosi di argomenti propri del programma di scuola media) è comprensibile, soprattutto se i protagonisti di tali dichiarazioni sono esponenti politici del nostro paese, che dovrebbero, a causa della loro funzione di “attori protagonisti” delle fitte relazioni su cui verte la politica (italiana ed estera), conoscere il quadro spaziale ove appunto queste relazioni si sviluppano; la geografia. Una volta condannati, giustamente, tali errori marchiani bisogna però prendere spunto per sviluppare una riflessione molto più ampia, riassumibile in una semplice domanda: in che modo la materia “Geografia” è trattata dal Ministero dell’Istruzione, in termini di indirizzi in cui è presente ed ore di insegnamento settimanali nella scuola secondaria di secondo grado (superiori)?
La materia è stata letteralmente penalizzata dalla Riforma Gelmini (la quale sostenne l’esistenze di un tunnel di collegamento tra il Gran Sasso – Abruzzo ed il Cern – Svizzera) ed ad oggi, 2020, si presenta in questi termini:
Esposto quanto sopra, la domanda è: come possiamo poi meravigliarci se non solo i nostri politici, ma soprattutto i nostri ragazzi quando terminano il quinquennio delle superiori, non sanno nulla di Geografia e fanno confusione sulle Regioni italiane? Come potranno affrontare un mondo sempre più globalmente interconnesso, dove oramai è prassi trasferirsi all’estero per lavoro ed imparare almeno una lingua straniera, senza che la scuola italiana dia loro, in termini di un congruo numero di ore settimanali, la materia-chiave per capire un mondo che è sempre più soggetto al cambiamento e dove sono all’ordine del giorno concetti quali: “ambiente”, “cambiamenti climatici”, “sostenibilità”, “sviluppo” ? Quando il Ministero dell’Istruzione darà ascolto ai docenti specializzati sulla materia (classe di concorso A21), finora sempre e costantemente ignorati, solo perché pochi numericamente? Quando la Scuola Italiana smetterà di denigrare la materia (ed i suoi docenti) che è la chiave attraverso cui i nostri ragazzi possono relazionarsi con la molteplicità di aspetti propri del mondo che li circonda e dovranno affrontare? Quando verrà messa la parola fine all’atipicità (caso unico in Italia) e verrà emanata una nota che indichi chiaramente la ripartizione oraria ai Professionali? Gli insegnanti di Geografia auspicano una risposta concreta da parte del Ministero per risolvere le problematiche che affliggono la propria cdc, sia per dare dignità alle proprie competenze, ma soprattutto perchè è essenziale dare ai nostri ragazzi lo strumento tramite il quale affrontare le sfide che li attendono.
In conclusione, quando leggiamo di strafalcioni dei nostri politici in Geografia, chiediamoci prima come la Scuola Italiana tratti la materia.
Luca Margoni
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