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Le competenze dei futuri dirigenti

Il prossimo concorso a dirigente scolastico si annuncia molto selettivo, se le premesse rimangono le stesse da quelle ricavate dal decreto inviato al Consiglio della pubblica istruzione.

Incerta sembra però ancora la data. Il periodo di emanazione del bando sarebbe previsto per fine autunno, mentre per la prova scritta, nelle grandi linee, il concorso prevedrebbe intanto la classica e ormai consolidata prova preselettiva, per scremare il sicuro grande numero di candidati. Quesiti a risposta chiusa all’interno di domande anche complesse.

 

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Chi supererà questa prima selezione dovrà affrontare lo scritto, con domande sempre a risposta aperta, e pure una prova il lingua straniera e infine l’orale.

La novità del nuovo reclutamento consiste nel fatto che i vincitori del concorso dovranno svolgere un corso di quattro mesi e un tirocinio, gestito dal Miur e non più quindi, come era stato annunciato da tempo, dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione. L’obiettivo è consentire loro di acquisire buone competenze nella gestione scolastica e del personale.

Il voto minimo è 70 punti e il massimo 100, sia per lo scritto e sia per l’orale; 30 punti verranno assegnati ai titoli.

Si punterebbe soprattutto nel colloquio orale per selezionare i vincitori. Pare di capire che esso verterà sulla risoluzione di un caso specifico riguardante la funzione del dirigente scolastico: una sorta di problem solving. Ma sono previste anche domande di informatica e sui software più diffusi.

Per quanto riguarda invece la lingua straniera, a scelta tra quelle comunitarie più diffuse, francese, inglese, tedesco e spagnolo, dovranno dimostrare di sapere leggere e tradurre un testo scelto dalla commissione, cui seguirà una breve conversazione.

Questo significa che della commissione dovrebbero fare parte anche docenti di lingua straniera, in numero rilevante e con titoli documentabili.

Titolo di accesso al concorso, e quindi anche alla prova preselettiva, il diploma di laurea e 5 anni di docenza. Su queste ultime condizioni, probabilmente si scatenerà la solita ridda di ricorsi, sia da parte di chi non ha i due anni della laurea specialistica, e sia da parte di chi non ha maturato i 5 anni di insegnamento.

Il Tar, come è noto e come l’esperienza ormai insegna,  difficilmente su queste questioni lesina una “sospensiva”, in attesa di altri pronunciamenti della giustizia amministrativa, mentre il concorso va avanti. Occasioni ghiotte e attesissime dai legali e da manipoli di associazioni, che si ergono a difensori dei docenti, mentre intascano denari, e che su tali “garbugli” stanno a meraviglia.

Pasquale Almirante

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