Le competenze non cognitive entrano pieno titolo nel metodo didattico. Dopo il primo step, non portato a termine, nella passata legislatura, il 3 agosto l’Aula della Camera dei deputati ha detto sì alle disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l’introduzione sperimentale delle competenze di tipo non cognitivo: i voti a favore sono stati 168 (anche il Terzo Polo ha votato a favore con la maggioranza), 10 i contrari (i deputati di Avs), 96 gli astenuti (Pd e M5s).
Il testo, che ora passa al Senato, prevede che il ministero dell’istruzione e del merito intraprende delle iniziative orientate allo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle attività educative e didattiche delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado.
Lo scopo è, oltre a promuovere oltre che la cultura della competenza, di integrare i saperi disciplinari e le relative abilità fondamentali e di migliorare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica, anche lo sviluppo armonico e integrale della persona, delle sue potenzialità e dei suoi talenti come precisato con l’emendamento approvato in Commissione.
Per favorire lo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle attività educative e didattiche, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà anche predisporre un Piano straordinario di azioni formative, rivolto ai docenti di tutte le scuole italiane.
Il dicastero bianco di Viale Trastevere dovrà quindi realizzare una mappatura delle esperienze e dei progetti, già esistenti nelle scuole, analizzando da vicino le metodologie orientate alla lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa.
Nessun riferimento, al momento, viene fatto alla copertura economica dell’ambizione progetto delle competenze non cognitive da salvaguardare in tutte le scuole.
Ma in cosa consistono le competenze non cognitive? Si tratta, in generale, delle cosiddette ‘life skills’, le abilità che inducono a comportamenti positivi e di adattamento, che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide quotidiane.
Di fatto, parliamo di quello che comunemente viene riassunto con il termine problem solving: si tratta di un saper vivere che si evidenzia nella capacità di gestire le emozioni, ma anche la gestione dello stress, la comunicazione efficace, l’empatia, il pensiero creativo e quello critico, oltre che l’abilità di prendere decisioni e risolvere problemi.
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