Sono perfettamente d’accordo con il manifesto della “Scuola Pubblica”: basta con questa didattica delle competenze, torniamo alle conoscenze! Basta con tutte queste chiacchiere inutili sulle competenze che ci fanno lambiccare il cervello a discapito del sapere disciplinare.
A furia di parlare di competenze, gli alunni diventano sempre più ignoranti. Ci vogliono, insomma, più conoscenze e meno competenze nella scuola dell’autonomia? Oppure bisogna sperimentare il contrario di quanto si viene affermando? O meglio considerare tutte le due questi parametri nella ugual misura? Occorre potenziare le conoscenze per contrastare l’analfabetismo di ritorno.
Sembra essere questo il dilemma, si direbbe il dubbio amletico shakesperiano che avvinghia, attanaglia la didattica di oggi. Se conoscenza e competenza sono ben definibili nella scuola primaria dove si progetta per competenze da far acquisire al bambino, alcune incertezze sulle ricadute didattiche si notano alla scuola secondaria di primo e secondo grado, che su questo tema si stanno dibattendo.
Tuttavia non è vero che le conoscenze non servono più. Occorre valorizzarle più delle competenze perché nella nuova frontiera della didattica si sta enfatizzando troppo la competenza perdendo di vista l’importanza della conoscenza. Si parla troppo di competenza e questa espressione è diventata nella scuola la “parola magica” su cui ruota il nuovo modo di insegnare.
La didattica delle competenze privilegia il contatto diretto con la realtà, quello che viene definito il compito di realtà.
L’alunno sviluppa questo compito di realtà attraverso il senso pratico di tutto ciò che lo circonda partendo dall’informazione, proseguendo per la conoscenza, per poi arrivare all’abilità che si deve tradurre in competenza. Con questo approccio eccessivamente aderente alla realtà, sembra far sminuire il concetto di conoscenza. La competenza deve essere il risultato complessivo di una serie di apprendimenti e l’apprendimento si costruisce attraverso il sapere.
La didattica delle competenze non deve far perdere l’orizzonte primario e basilare della conoscenza, del sapere che deve essere l’asse portante per sviluppare una competenza, senza la quale l’una non può esistere senza l’altra.
Ci deve essere, quindi, un rapporto di complementarietà tra la conoscenza e la competenza, permeato dal compito di realtà. Se l’alunno deve eseguire un compito di realtà e al termine del percorso deve essere in grado di sviluppare una competenza è fondamentale che sappia, che conosca, che abbia i prerequisiti per giungere alla competenza.
La didattica delle competenze, attraverso il compito di realtà non deve prescindere dalla conoscenza e soprattutto sminuire il valore del sapere, in virtù del fatto che l’alunno sa fare anche se non conosce il procedimento.
Mario Bocola