Le destre continuano la battaglia per non far passare il Dll Zan sulla “Omotrasfobia”, lanciando ora una sorta di parola d’ordine: “Lo Stato non può pretendere il monopolio dell’educazione dei nostri figli”.
In modo particolare da parte di Fratelli d’Italia, il rifiuto del Disegno di legge è abbastanza chiaro: “Si rispetti libertà di educazione delle famiglie. Il ddl Zan contiene una deriva liberticida e la più grande ipocrisia, ovvero la volontà di imporre a tutti un pensiero unico. Nelle scuole è stata tolta l’educazione sessuale, non capisco perché oggi si debba inserire l’educazione al genere. Il ddl Zan si intromette in modo inaccettabile nel campo dell’educazione e della scuola, rendendo obbligatorio l’insegnamento, dalle materne alle superiori incluse le paritarie, della cultura ‘gender’, anche contro il parere dei genitori degli alunni. Ed è inaccettabile che lo Stato pretenda il monopolio dell’educazione dei nostri figli. Fratelli d’Italia chiede che venga rispettata la libertà di educazione delle famiglie senza alcuna intromissione”.
E mentre il dibattito si infiamma, scrive il vaticanista Giuseppe Rusconi: “La Santa Sede ha voluto porre formalmente all’attenzione del Governo il problema della libertà religiosa, della libertà educativa e della libertà d’opinione a proposito del Ddl Zan – in particolare per gli articoli 1 (identità di genere), 4 (libertà d’opinione), 7 (istituzione della Giornata nazionale sui temi Lgbt) e 8 (la “strategia della Corte Costituzionale)”.
E poi ha ricordato alcuni problemi posti da questa legge che preoccupano la Santa Sede: “Addirittura le associazioni cattoliche potrebbero essere perseguite per i ruoli differenti al loro interno tra uomini e donne. Ancora: un’università cattolica potrebbe essere denunciata penalmente per l’adozione di testi di bioetica, come già c’è chi preannuncia di fare, non appena il Ddl Zan sarà approvato”.
Tuttavia sul Corriere della Sera, questo problema è posto in altri termini: “Il testo del Ddl Zan cita poi l’articolo 1 della legge 107-2015: l’articolo in cui si parla esplicitamente dell’«autonomia delle istituzioni scolastiche», e viene specificato che «la piena realizzazione del curricolo della scuola» si attua «nel rispetto della libertà di insegnamento» e con «forme di flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa previste».
Il comma della legge della Buona scuola prevede poi che «il piano triennale dell’offerta formativa» assicuri «l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Iniziative queste che sono lasciate alla discrezionalità delle singole scuole.
A parte l’esistenza di altre giornate nazionali istituite dallo Stato, è noto che il coinvolgimento delle scuole non prende la forma di un obbligo.
“È dunque del tutto improbabile – scrive Il Corriere- che la giornata contro l’omotransfobia possa assumere, nel caso in cui il Ddl Zan diventasse legge, i caratteri di un obbligo per le istituzioni scolastiche, sia quelle statali sia quelle paritarie”.
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